295 miliardi di nuovi tagli «entro il 2014»

Loading

In Italia, come nel resto dell’Europa meridionale, invece no. La via dell’austerità  passa per un nuovo taglio alla spesa pubblica da 295 miliardi di euro. È il risultato del rapporto (consultabile su rapportiparlamento.it) presentato ieri dal ministro per i rapporti con il parlamento Pietro Giarda secondo il quale si deve continuare a tagliare 135,6 miliardi di euro della «spesa inutile» per beni e servizi, 122,1 miliardi di stipendi, 24,1 di trasferimenti alle imprese e contributi alla produzione oltre a 13,2 di «contributi alle famiglie e alle istituzioni sociali». Fino a oggi, le manovre correttive – cioè i tagli – intraprese dal governo Monti hanno sottratto alla spese corrente dello Stato 7,8 miliardi di euro e a quelle degli enti locali (comuni, province e regioni) 13,3 miliardi di euro.
Ammonta dunque a 21,1 miliardi il tesoretto di risparmi accumulato da Monti in 400 giorni di governo. In questo conteggio, basato su fonti ufficiali, bisogna considerare anche i 71 miliardi che lo Stato non eroga alle imprese e ad altri fornitori, una forma indiretta di «spending review» decisa unilateralmente per amministrare meglio l’insolvenza indotta dai criteri imposti dalla Commissione Europea attraverso il Fiscal Compact. Una decisione che ha fatto insorgere Confindustria, il Presidente della Repubblica e tutti i partiti.
Nessuno fino ad oggi si è soffermato sull’eredità  che il governo Monti lascerà  al prossimo, se e quando sarà  formato. Pur ammettendo che la regola capestro dei »tagli lineari» non è proprio il massimo, nel suo rapporto al parlamento Giarda è chiaro: bisogna continuare a «risparmiare» sulla spesa sanitaria (33,1% della spesa), sui trasferimenti agli enti locali già  taglieggiati dal patto di stabilità  interno (24,3%); sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici (oggi è al 5%, da incrementare impedendo l’assunzione dei precari e stringendo la cinghia del turn-over); sui costi dello Stato e sugli enti previdenziali (37,4%) e, ancora più inquietante, proseguire i tagli su «università  e altri enti locali» di un altro 5,2%. Tra il 2008 e il 2012 a scuola e università  sono stati tagliati all’incirca 10 miliardi, un solido contributo al taglio del 3,8% della spesa pubblica. Ma, non basta, evidentemente.
Giarda sostiene che questo salasso dovrebbe essere praticato «entro il 2014». Con tutta evidenza, non potrà  essere praticato dal governo ancora in carica, ma dal prossimo che rischia di sbattere contro un muro. Da un lato avrà  la crisi sociale esplosiva, dall’altro lato il dovere di rispettare il pareggio di bilancio che è stato approvato in costituzione. Insomma non c’è scampo senza un cambio delle regole a livello europeo. Intimorito da questo scenario devastante, Giarda auspica una maggiore «collaborazione» tra lo Stato e gli enti locali i quali però restano sul piede di guerra e non accetteranno di farsi mettere al collo una pietra per annegare definitivamente. Il ministro esclude anche la via di un aumento delle tasse dopo l’Imu, dato che ha una diretta conseguenza sul Pil che nel 2013 diminuirà  di almeno 1,7%, con una disoccupazione superiore al 12%. Tutto questo mentre la spesa previdenziale «continuerà  a salire» nonostante la riforma Fornero. In altre parole, il governo dei tecnici si è andato a infilare in un vicolo cieco, ma continua a percorrere la via salvifica dei tagli alla spesa pubblica, sperando che questa sia la soluzione per risollevare la domanda interna e gli investimenti, quando invece è la strada più sicura per prolungare la depressione economica in cui è piombato il paese. Il rapporto quantifica, una volta di più, le ricette futuribili che mandano in sollucchero tutti i populismi, fuori e dentro il parlamento: da un eventuale taglio delle province da 86 a 51 si risparmierebbero tra i 370 e i 535 milioni di euro, una goccia nell’oceano dell’austerità . Giarda avverte anche le imprese: lo Stato può tagliare 4,7 miliardi di trasferimenti. Lo dice il «piano Giavazzi». Altro nome di famiglia (bocconiana) che assicura la certezza del default.


Related Articles

Covid a scuola. Test fatto da metà insegnanti: positivo il 2,6%

Loading

Ieri in Italia casi in aumento: 1.596. Ma l’Istituto superiore di sanità: situazione molto diversa da fine febbraio

Bonus Irpef, platea più larga gli 80 euro vanno anche ai senza lavoro e ai Cig

Loading

Agenzia delle entrate: il contributo Irpef spetta anche agli eredi Il Tesoro boccia il concorso di Befera per i nuovi ispettori

Visco: gli investitori temono l’instabilità politica

Loading

 Il governatore: la ripresa è a portata di mano. L’Istat: Pil ancora giù del 2,1%

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment