Siria, il giallo degli attacchi chimici

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GERUSALEMME — Israele è «pronto a una concessione storica che porrà  fine al conflitto con i palestinesi una volta per tutte», se l’altra parte in causa dimostrerà  buona volontà . Cala una carta importante il premier Benjamin Netanyahu a poche ore dall’arrivo — a mezzogiorno di oggi — del presidente degli Stati Uniti Barack Obama per la sua prima visita ufficiale in Israele. Perché se sui temi che dominano la regione mediorientale – l’Iran e i drammatici sviluppi della crisi siriana – c’è un sostanziale accordo di fondo, sul negoziato di pace le distanze fra Netanyahu e la Casa Bianca restano considerevoli.
Nonostante ciò è quello che accade nella regione ad imporre a Obama e Netanyahu di restare fianco a fianco: ieri la crisi siriana ha avuto una drammatica svolta. Per la prima volta dall’inizio dei combattimenti, due anni fa, ad Aleppo e in una zona ad est di Damasco sarebbero state usate armi chimiche. Intorno alla questione è giallo: ad accusare i ribelli di aver fatto uso di gas proibiti ad Aleppo sono le immagini della tv di Stato siriana, provenienti dall’ospedale della città , mentre i ribelli parlano dell’uso di sostanze chimiche ad Ateibeh, località  a est della capitale. Le parti in causa smentiscono e né la Casa Bianca né le Nazioni Unite ieri sono state in grado di confermare le notizie: di certo si sa però che i morti ieri in Siria sono stati circa 90. Nei mesi scorsi Washington aveva ammonito che l’uso di armi chimiche era la «linea rossa» che il regime di Assad non avrebbe mai dovuto valicare.
Il tema della crisi siriana è destinato a dominare tutta la visita di Obama: l’itinerario del presidente è il prodotto di negoziati tra la Casa Bianca e il governo israeliano. L’ospite visiterà  la Chiesa della Natività  a Betlemme ma non il Muro del Pianto e nemmeno la Spianata delle Moschee, andrà  al Museo dell’Olocausto ma non sul Monte degli Ulivi. Nessun discorso alla 19esima Knesset invece un incontro con gli studenti. Nel mezzo, cene e pranzi ufficiali con il premier Netanyahu e il ricevimento di gala nella residenza del presidente Peres con 120 vip ospiti.
Disincanto e pessimismo dominano invece il campo palestinese. Il presidente Abu Mazen che riceverà  Obama a Ramallah domattina, non si aspetta progressi nel negoziato: senza uno stop alla costruzione delle colonie in Cisgiordania non c’è possibilità  di dialogo. La piazza palestinese è in fermento, per la prima volta da anni immagini del presidente Usa sono state bruciate in piazza a Betlemme e Ramallah, dove il movimento “Palestinians for dignity” ha annunciato una manifestazione nel pomeriggio.
Le misure di sicurezza a Gerusalemme stanno facendo impazzire tutti gli automobilisti, intere zone chiuse al traffico intorno all’Hotel King David occupato interamente dallo staff presidenziale. Negli spostamenti, “The Beast”, la limousine corazzata del presidente, avrà  un seguito di altre 45 auto e decine di strade sono già  off-limits. Quindicimila tra agenti e 007 israeliani, più il Secret service americano, veglieranno sui percorsi, ad alta tensione il trasferimento a Ramallah. Oltre allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, il presidente porrà  una corona di fiori sulla tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo moderno e di Yitzhak Rabin, avrà  l’occasione di visitare l’Israel Museum, dove sono custoditi i Rotoli del Mar Morto. Ma il primo vero impatto con Israele per Obama sarà  una batteria anti-missile Iron Dome, appositamente schierata a fianco della pista dove oggi atterrerà  l’Air Force One.


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