L’adunata dei potenti della Terra per la messa di incoronazione imbarazzo per il dittatore Mugabe
CITTà€ DEL VATICANO — Poco meno di duecento delegazioni straniere saranno domani mattina in piazza San Pietro per la messa di incoronazione di papa Francesco. Com’è tradizione, i grandi della Terra si ritrovano per l’inizio del nuovo pontificato e talvolta utilizzano l’occasione per incontri bilaterali riservati. In queste ore stanno arrivando a Roma Angela Merkel e il vicepresidente statunitense Joe Biden. Tra i primi a raggiungere la capitale, il presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner, leader del paese di provenienza del nuovo papa, spesso negli anni scorsi in contrasto con l’allora cardinale e vescovo di Buenos Aires.
Kirchner è arrivata ieri sera a Fiumicino e si incontrerà oggi a mezzogiorno con il nuovo papa nella residenza vaticana di Santa Marta. Una visita che dovrebbe servire anche a stemperare gli antichi dissidi: «L’arcivescovo di Buenos Aires – diceva il marito di Cristine, Nestor Kirchner, anch’egli presidente argentino – è il vero capo dell’opposizione». Oggetto degli scontri del cardinale Bergoglio con la dirigenza argentina, la legge che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il gruppo dei capi di stato e di governo del Sudamerica sarà il più nutrito. Oltre a Kirchner ci sarà la presidente del Brasile, Dilma Rousseff e i presidenti di Paraguay, Costarica, Messico e Cile.
L’Italia sarà rappresentata dal Presidente Giorgio Napolitano e dal premier uscente Mario Monti. Dagli Usa arrivano il vicepresidente Joe Biden con l’ex speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi e il presidente della Georgetown University di Washington, fondata dai Gesuiti. Non dovrebbe esserci invece il presidente Obama, impegnato in Israele. Per l’Unione europea arriveranno sia il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, sia il presidente del Consiglio Herman Van Rompuy.
Ma il caso che sta facendo discutere e crea tensioni nella diplomazia internazionale è l’annuncio di Robert Mugabe di voler essere presente alla cerimonia di martedì. Il dittatore dello Zimbawe, al potere ininterrottamente dal 1980, è accusato di abusi e violenze e di aver fatto incarcerare gli oppositori. Per le gravi accuse sia l’Unione Europea che gli Usa lo hanno bandito dal loro territorio impedendogli anche il transito nei diversi paesi. Proprio in questi giorni si sta svolgendo nello Stato africano un referendum per limitare i poteri del Presidente ma Mugabe ha già fatto sapere che, qualunque sia l’esito del voto, intende ricandidarsi anche alle prossime
elezioni presidenziali. Nelle ultime ore i membri dell’opposizione, guidata da Morgan Tsavangirai, hanno denunciato arresti e violenze nei loro confronti.
Mugabe aveva eluso i divieti di transito in Italia già in occasione dei solenni funerali di Giovanni Paolo II, nel 2005, e della cerimonia di beatificazione di Wojtyla nel 2011. Le sanzioni dell’Ue prevedono una deroga «per obblighi religiosi» ed è probabile che Mugabe utilizzi proprio quella norma per atterrare a Fiumicino e raggiungere lo Stato
della Città del Vaticano. Al di là dei regolamenti, è evidente che la presenza di un dittatore tra i fedeli in piazza San Pietro crea imbarazzi in Vaticano. «La Santa Sede – ha detto nei giorni scorsi padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa – non ha invitato nessuno alla cerimonia. Ha inviato attraverso i canali diplomatici un avviso a tutti gli stati con i quali abbiamo relazioni diplomatiche per annunciare la cerimonia. Poi chi arriva è benvenuto».
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