Il giorno nero degli ex parlamentari Uno in carcere, in tre ai domiciliari
ROMA — La «retata» scatta poco dopo le 10.30 quando l’ex senatore del Pd Alberto Tedesco entra nella Procura di Bari per farsi notificare l’ordine di custodia ai domiciliari. In quegli stessi minuti l’ex deputato del Pdl Nicola Cosentino varca il portone del carcere di Secondigliano e si consegna. Non è finita. Neanche tre ore dopo scatta la detenzione per l’ex senatore Pdl Sergio De Gregorio nel suo appartamento di Roma e per Vincenzo Nespoli, il sindaco Pdl di Afragola, nella sua casa in provincia di Napoli.
Mai era accaduto che tanti parlamentari finissero detenuti alla scadenza del mandato. Quattro arresti nella stessa giornata sono un fatto che non ha precedenti. E potrebbe non essere finita. Sono inchieste diverse, lontane tra loro. A legarle c’è però la stessa circostanza: durante la legislatura le Camere avevano respinto la richiesta di autorizzazione a procedere, i giudici hanno atteso la fine e poi hanno ritenuto necessario eseguire i provvedimenti. Nonostante il tempo trascorso, sono rimasti evidentemente convinti che fossero tuttora sussistenti le esigenze cautelari.
Due erano le ordinanze firmate contro Cosentino. Per concorso esterno in associazione camorristica l’ex sottosegretario all’Economia del governo guidato da Silvio Berlusconi è già sotto processo. Accusato di essere stato il referente del clan dei Casalesi che faceva capo alla cosca capeggiata dal boss Francesco Bidognetti, e di aver pilotato appalti per lo smaltimento dei rifiuti a un consorzio di imprese (l’Eco4) riconducibile al clan, ottenendo in cambio appoggio elettorale. Chiusa è invece l’altra inchiesta che lo vede indagato per concorso in riciclaggio per un centro commerciale che imprenditori vicini alla camorra casalese volevano aprire in provincia di Caserta. «Chiedo forza a Dio e rispetto agli altri», aveva dichiarato giovedì sera confermando la sua decisione di costituirsi. Ora attende la decisione del tribunale del Riesame, che si riunirà il 21 marzo.
La scelta di collaborare con i magistrati che indagano sulla compravendita di parlamentari da parte di Berlusconi quando a palazzo Chigi c’era Romano Prodi e bisognava far cadere il suo esecutivo non ha evitato che Sergio De Gregorio finisse agli arresti. La storia è quella dei soldi sottratti alle casse del quotidiano l’Avanti!, i milioni di euro percepiti dallo Stato senza averne titolo. Nessun provvedimento di custodia è stato firmato per i tre milioni che avrebbe percepito dal Cavaliere: nelle prossime ore è attesa la decisione del giudice di Napoli sulla richiesta di giudizio immediato presentata dai pubblici ministeri nei confronti di entrambi e del faccendiere Walter Lavitola. E l’inchiesta potrebbe poi riservare ulteriori clamorose sorprese. Rimane infatti aperto il filone sul finanziamento illecito a parlamentari nel quale sono tutti indagati.
Ancora in corso pure gli accertamenti su Nespoli, accusato di bancarotta e riciclaggio. Le ordinanze di custodia erano due: in un caso il giudice ha ritenuto bastasse l’obbligo di firma, nell’altro si è ritenuto necessario costringerlo agli arresti e anche per lui sarà il Riesame a valutare se davvero sussista il pericolo di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.
Esattamente per quest’ultimo motivo il giudice di Bari si è convinto dell’opportunità di confermare l’ordinanza contro Tedesco. L’ex parlamentare è imputato, con altre 19 persone, di associazione per delinquere, corruzione, concussione, falso e turbativa d’asta. Secondo l’accusa era inserito in una «rete in grado di controllare forniture e gare di appalto illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici con i referenti politici e in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso il Tedesco in occasione delle competizioni elettorali». Il processo comincerà il 6 maggio prossimo.
Fiorenza Sarzanini
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