GUARDIA SCELTA
I parlamentari del Pdl, in prima fila le facce note più richieste dai conduttori dei nostri talk-show, hanno occupato la scalinata del palazzo di giustizia, sono entrati dirigendosi in massa verso l’aula del pubblico ministero Boccassini, impegnata nelle battute finali del processo per prostituzione minorile (le cene eleganti con Ruby e le altre).
L’adunata milanese avviene in un momento di delicati passaggi istituzionali e di massima confusione politica. E’ l’istantanea di un’Italia malata, umiliata per salvare le sorti giudiziarie di un politico. Si assedia un giudice e si tira in ballo il capo dello stato chiedendogli di salvare il paese «dall’emergenza democratica».
Che di emergenza si tratti è davanti agli occhi della maggioranza degli italiani, come ha appena dimostrato l’esito delle elezioni. Ma per ragioni che nulla hanno a che vedere con i guai giudiziari di Berlusconi e molto con la crisi che coinvolge i due terzi delle famiglie italiane. E’ di ieri il bollettino dell’Istat con la cifra di sette milioni di persone in difficoltà economiche. Una deriva sociale aggravata da una classe dirigente incapace di governo, complice di poteri corrotti. Il centrodestra, i vent’anni di berlusconismo lo confermano, ne porta la massima responsabilità .
Miracolato nelle urne dalla campagna elettorale di Berlusconi, il Pdl sa che il vecchio leader è l’unico, e perciò insostituibile, argine all’emorragia di più di sei milioni di elettori decretata dal voto. Per tenerlo politicamente in vita, i suoi avvocati lo hanno ricoverato tra le pareti dell’ospedale amico, mentre i suoi senatori e deputati tentano l’ultima difesa inscenando la gazzarra sulle scale del tribunale milanese, cantando l’inno nazionale, reclamando un incontro con Napolitano, come se il capo dello stato fosse la Cassazione. Il Presidente della Repubblica li riceverà oggi, alla vigilia delle votazioni per l’elezione del presidente del senato. Il ricatto è palese: chi tocca il grande inquisito deve sapere che il Pdl trascinerà il paese verso nuove elezioni, e, come antipasto, boicotterà le prime sedute del parlamento giocando la carta “aventiniana”.
Rinviato negli anni il giudizio penale con leggi ad personam, prescrizioni, legittimi impedimenti arriviamo ai giorni decisivi delle sentenze con l’inedito picco eversivo della marcia contro i tribunali della Repubblica. La crisi democratica non dovrebbe essere l’assillo della sinistra, o di quel che ne resta. E dovrebbero cominciare a capirlo anche i “cittadini” a cinque stelle. Con la destra italiana non si scherza.
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