La scelta di rinviare il Def al nuovo esecutivo
ROMA — Ieri l’Eurogruppo, oggi l’Ecofin con al centro anche il caso Italia e le sue incertezze post-elettorali. E mentre il ministro del Tesoro Vittorio Grilli è a Bruxelles per tranquillizzare i colleghi europei sulle uscite del Movimento 5 Stelle, il presidente del Consiglio Mario Monti è salito ieri al Quirinale dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Al Quirinale si è parlato anche della situazione economica che l’altro giorno l’Istat ha fotografato con dati non proprio esaltanti: un 2012 che chiude con un Pil a meno 2,4%, disoccupazione all’11%, debito pubblico a 127%, consumi delle famiglie in calo del 4,3%, pressione fiscale alla soglia record del 44%. Ma il deficit è sceso al 3% evitando all’Italia la procedura di infrazione europea e facendola entrare in una zona virtuosa visto che ben 20 Paesi su 27 sono sotto procedura. Così come l’avanzo primario è raddoppiato al 2,5% del Pil. Tutti elementi che portano acqua al mulino di Monti che si è mosso nel 2012 risanando i conti, seguendo le regole del rigore in salsa europea. E ora l’Europa entro il 30 di aprile attende il Def, il Documento di economia e finanza previsto dalle nuove regole che anticipano il perimetro delle scelte politiche in materia di sviluppo e di conti pubblici. L’anno scorso il governo in questo periodo era già sotto stress. Adesso in via XX Settembre è tutto fermo. Il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via (ex Banca mondiale) non ha smesso di preparare simulazioni e scenari ma ormai è chiaro che la palla per il Def 2013 passerà al prossimo governo. «Mi sembra una impostazione corretta — commenta Giuseppe Pisauro, docente di Scienza delle finanze alla Sapienza — gli impegni programmatici non li può prendere questo esecutivo, bisogna dire che l’eredità di Monti è buona anche se non sono esclusi aggiustamenti in corso su alcune questioni ancora aperte come l’Iva, gli esodati e le missioni di pace».
Parlando di eredità anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento e padre della spending review Piero Giarda sta lavorando a un documento che sarà reso pubblico nei prossimi giorni. In quel dossier ci sarà il consuntivo di quanto è stato fatto nel corso del 2012 e quanto si può ancora risparmiare o migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione.
Le scadenze sono comunque serrate e tutte in chiave europea: giovedì Mario Draghi presiederà la riunione della Bce durante la quale non è escluso si torni a discutere della situazione dell’Italia; settimana prossima, 14-15 marzo, si terrà un vertice Ue per valutare i progressi degli Stati membri sul cammino delle riforme e il 30 di aprile l’invio del Def da parte di Roma. L’impalcatura del nostro dossier economico è legata a doppio filo alla velocità delle soluzioni politiche e a quella dello spread con i Bund tedeschi.
Roberto Bagnoli
Related Articles
Linea Salvini, è il turno della nave Lifeline: «In porto solo se vuota»
Arrestiamo umani. Dopo l’Aquarius, un nuovo caso agita le acque. «I migranti se li prendano Malta e Libia, poi sequestriamo l’imbarcazione»
Francia. Il volto del nuovo malessere
Alla vigilia delle elezioni presidenziali in Francia, un percorso di letture per decifrare le trasformazioni del Front National da quando, nel 2011, ne ha preso la guida Marine Le Pen
Rohani, il moderato che infiamma Teheran “Basta sanzioni, cammineremo atesta alta”