La vittoria di Maroni Ambrosoli a quasi 5 punti

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MILANO — La nuova Lombardia ha gli occhiali rossi di Roberto Maroni. Il segretario della Lega Nord è il nuovo governatore del Pirellone. Lo sfidante, Umberto Ambrosoli, candidato civico per il centrosinistra, impegnato in una lunga rincorsa, non ce l’ha fatta. Alla fine il risultato non lascia adito a dubbi. Maroni 42,8 per cento, Ambrosoli 38,2. Oltre 4 punti di differenza.
La regione con il Pil più alto d’Italia sceglie la strada della continuità . Dopo 17 anni di governo Formigoni, la Lombardia incorona ancora una volta il centrodestra. Cambia solo il timone dell’alleanza. Un uomo della Lega al posto di un rappresentante del Pdl. Il Celeste lascia il posto a un «barbaro sognante». «Missione compiuta. Abbiamo salvato la Lega. La vittoria in Lombardia ci consente di aprire una fase nuova con la costituzione della macroregione del Nord» è la prima dichiarazione di Maroni dopo una giornata passata in via Bellerio ad attendere i risultati elettorali. Dedica la sua vittoria al capo della polizia, Antonio Manganelli, ricoverato in terapia intensiva per un’emorragia cerebrale. Arriva il ringraziamento del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri: «È un gesto di grande sensibilità ». Accanto a Maroni c’è Umberto Bossi che applaude il successo del segretario. Consapevole che quella delle regionali è stata «la partita della vita». Lo conferma lo stesso Maroni: «Mi sono giocato tutto consapevole del rischio e per questo abbiamo fatto l’accordo con il Pdl».
È andata bene. D’altra parte il risultato era nell’aria dopo lo scrutinio della Camera e del Senato. Ma la speranza del centrosinistra era tutta riposta nel voto disgiunto dei grillini e di chi aveva votato Scelta civica con Monti alle politiche. Otto punti da recuperare, almeno per quanto riguarda il voto di Palazzo Madama. Un po’ meno alla Camera. Il voto disgiunto c’è stato. Ma non secondo i desiderata del centrosinistra. Silvana Carcano, candidata dei Cinque Stelle, si ferma al 13,6 per cento contro il 17 per cento ottenuto dal Movimento al Senato. Gabriele Albertini, candidato di Monti con la sua lista Lombardia civica, blocca il suo cammino al 4,1 per cento contro il 10,7 ottenuto da Scelta civica al Senato. Sarebbe stato un bottino più che sufficiente per ottenere il sorpasso. Ma le alchimie elettorali seguono strade differenti dai percorsi logici. Maroni e Ambrosoli hanno preso entrambi più voti rispetto alle loro coalizioni al Senato e alla Camera, ma la ripartizione non ha premiato l’avvocato di centrosinistra che riduce il distacco, ma resta comunque indietro di cinque punti. Voto disgiunto? Ma diviso tra i due candidati.
Il centrodestra esulta. La vittoria di Maroni rafforza l’alleanza con il Pdl messa sotto accusa dal sindaco di Verona, Flavio Tosi. Anche se rispetto alle ultime Regionali del 2010 la distanza è quasi dolorosa. La coalizione che sosteneva Formigoni al suo quarto mandato si affermò con il 58,16 per cento. Con il Pdl al 31,7 e la Lega al 26,2. Qui siamo molto più indietro: con il partito di Berlusconi al 16,7 e la Lega al 13. Ma con un risultato importante della Lista Civica Maroni presidente che raggiunge il 10,2 e insidia il voto del Carroccio. Non è una novità : Tosi con la sua lista a Verona aveva surclassato le preferenze della Lega. Va bene anche al Patto Civico per Ambrosoli presidente che raggiunge il 7 per cento; inoltre il candidato del centrosinistra ha preso più voti della coalizione che lo ha sostenuto.


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