Fiom tra Sel e Ingroia, tute Cisl tendenza Pd

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Ciro D’Alessio è uno dei 19 operai Fiom che il Lingotto paga per stare a casa, è convinto che le promesse elettorali di Berlusconi sull’Imu possano rosicchiare qualche voto agli indecisi o al Movimento 5 Stelle, ma la maggior parte delle preferenze andranno verso sinistra: «Non posso pensare di votare il Pd che ha appoggiato la modifica dell’articolo 18, la riforma dell’età  pensionabile, sostenuto il governo dei tecnici. È davvero troppo. Molti operai credo voteranno per il nostro collega e compagno Antonio Di Luca (anche lui tra i 19 della Fiom, ndr) che si presenta con Rivoluzione Civile. Certo ci sono anche altri nostri compagni di sindacato, come Giorgio Airaudo e Giovanni Barozzino, che sono candidati con Sel. Io non credo che si possa cambiare il Pd dall’interno ma se ci sono persone che stimo, in grado di accettare la sfida, sono loro. Spero che tutti, anche Giovanna Marino in Sicilia candidata di Rc, entrino in Parlamento per portare le ragioni dei lavoratori. Grillo invece non mi piace: cancellare il finanziamento pubblico ai partiti e all’editoria, ad esempio, non lo condivido affatto».
Stefano Birotti è anche lui operaio Fiom di Pomigliano e anche a lui i grillini non piacciono: «Tre, quattro anni fa lo ascoltavo con interesse poi sono arrivate le dichiarazioni sui migranti e mi sono cadute le braccia, mo’ è arrivata anche l’apertura a CasaPound… quando andiamo ai cancelli al cambio di turno molti sono con Antonio Di Luca, conoscono le sue battaglie. Non credo che ci sarà  molto consenso per il Pdl tra gli operai, per Monti non ne parliamo proprio». Al loro compagno Aniello Niglio, invece, il voto a Grillo un po’ fa paura: «Ho fatto volantinaggio anche in altri stabilimenti, alla Fiat Avio erano tantissimi che dichiaravano di votare M5S, magari lo dicevano perché adesso è trendy. Credo che siano il sintomo di una certa demagogia dilagante».
Tra i lavoratori Fim, invece, il voto sembrerebbe orientarsi soprattutto verso il Pd: «Gli operai sono delusi dagli ultimi governi che non hanno fatto nessun investimento nelle politiche industriali, solo promesse – spiega Michele Liberti dei metalmeccanici della Cisl -. E non sono piaciute neppure le parole di Grillo sui sindacati, in molti mi hanno detto ‘si vede che non ha mai fatto lavori pesanti, che non è mai andato in un Caf’. Quelli più estremisti si divideranno tra Sel e Rc, ma voteranno soprattutto Pd un po’ per tradizione e un po’ perché hanno paura di un governo instabile. Qui al sud le immagini della Grecia fanno paura».
Gerardo Giannone è uno degli operai che ha firmato il contratto Fabbrica Italia Pomigliano, adesso è confluito in Fiat Group Automobiles, nel suo reparto lavorano in 230: «Ogni giorno chiacchieriamo di questo, credo che il 40% delle preferenze andrà  al centro sinistra, il 35% a Grillo, gli spiccioli agli altri. I lavoratori non iscritti alla Fiom non vedono bene Rivoluzione Civile, chi è incazzato vota M5S. Alle comunali a Pomigliano hanno votato Pdl perché non ne potevano più del vecchio sindaco Pd ma adesso molti sceglieranno Bersani e Vendola. L’incertezza politica fa paura, meglio sapere con chi prendersela. Monti qui è completamente fuori gioco».


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