È ufficiale, l’acqua torna pubblica Ma i conti non tornano

Loading

NAPOLI. Abc – Acqua bene comune, la prima azienda speciale di diritto pubblico in Italia, ha completato ieri il suo iter per la costituzione. Il comune di Napoli fa un ulteriore passo nell’attuazione del referendum del 2011 ma molto c’è ancora da fare. Innanzitutto l’Ato2, di cui la città  fa parte, attualmente commissariato, potrebbe comunque affidare il sistema idrico integrato a un nuovo soggetto privato. Così amministrazione, Abc e movimenti per l’acqua sono impegnati nel mettere in sicurezza la gestione, proseguendo lo slalom tra le norme perché, come ha più volte spiegato il presidente dell’azienda speciale partenopea Ugo Mattei, privatizzare il pubblico è semplice, fare il percorso inverso invece è un’impresa titanica. Del resto nello stesso Ato2 la zona del casertano si è scissa dall’area partenopea per procedere da sola verso l’affidamento ai privati. Nell’ultima riunione dell’Ambito territoriale il comune di Napoli aveva proposto la formazione di un consorzio unitario ma è mancato il numero legale. Questo perché attraverso l’assegnazione delle deleghe, a volte anche 40, al sindaco di Piedimonte Matese, presidente del neocostituito Ato5 casertano, si blocca l’assemblea.
Un fronte caldo è anche la razionalizzazione del servizio. Da mesi si analizzano documenti e dati ereditati dalla disciolta Arin Spa: alcuni aspetti sono già  chiari, altri sono in via di discussione, come l’ipotesi di acquisto di un potabilizzatore. L’Abc possiede delle fonti nella zone di Acerra, la cui acqua ha però dei valori fuori scala. L’investimento ne permetterebbe l’utilizzo, riducendo la quota del 39% di risorse idriche acquistate da Acqua Campania. Certa invece è la dismissione della Marino Lavori srl, attualmente in liquidazione: la società  fu acquisita dalla Net Service, di proprietà  dell’Arin. Un’impresa con pochissimi dipendenti Il cui core business è il dragaggio marino. Una vicenda da chiarire, finita sotto la lente di ingrandimento della Corte dei conti. La gestione della Spa, ereditata da Abc, rischia di diventare un fardello sulle spalle dell’azienda, a cominciare dai conti in rosso: le verifiche sono in corso, ma il buco potrebbe aggirarsi intorno ai 200milioni di euro. Un passivo a cui avrebbero contribuito voci come 88mila euro, spesi per il noleggio di 21 auto nel periodo 2006-2011. Ma gli ispettori stanno verificando anche altri aspetti, come gli stipendi. «I movimenti per l’acqua pubblica – spiega l’avvocato Maurizio Montalto, consulente di Abc – hanno denuncialo le pratiche tipiche della privatizzazione dei servizi. Si sta lavorando affinché questa zavorra non pregiudichi la nuova gestione pubblica».
La riorganizzazione del servizio, voluta da Mattei e dall’amministratore Alberto Pierobon, avrebbe individuato nell’internalizzazione dei servizi uno dei percorsi per migliorare i conti: in passato si è fatto ricorso ad appalti esterni nonostante la Net Service fosse in passivo. Altra anomalia da sanare riguarda ancora gli appalti. Il comune di Napoli nel 2007 ha aderito al protocollo di legalità , l’Arin avviò le procedure per adeguarsi alla normativa ma di fatto parrebbe non averla applicata nelle gare bandite. Si tratta quindi di rimettere mano a tutta la gestione, investimenti, efficienza e lotta agli sprechi i tre elementi chiave. Intanto l’amministrazione e i comitati annunciano per marzo una mobilitazione per il 22, giornata mondiale dell’ acqua. Napoli, per adesso, è l’unica grande città  in Italia ad aver attuato l’esito del referendum 2011, sulla scia segue Reggio Emilia nel percorso verso il pubblico. Maglia nera alla Toscana, tra le prime regioni ad affidarsi ai privati.


Related Articles

Foreste artificiali per divorare C02 “Un clone degli alberi salverà  la Terra”

Loading

Per l’Associazione degli ingegneri britannici la strada migliore contro l’effetto serra 

Ogm, trovato l’accordo “Saranno i singoli Stati a decidere se coltivarli”

Loading

Ok dei 28 ministri per l’Ambiente: l’intesa chiude quattro anni di trattative sugli Ogm e sarà approvata dal Parlamento nel semestre italiano

Amianto e muri che cadono: migliaia di scuole a rischio

Loading

Allarme del Censis sullo stato degli istituti: sono vecchi e fatiscenti. In 3600 casi servono interventi strutturali; altri 9 mila sono costruiti anche con l’amianto

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment