Dario Fo e Celentano per Ambrosoli Il Nobel: “Meglio non sprecare il voto”

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MILANO. DECISIONE travagliata, ma alla fine convinta: Dario Fo farà  il voto disgiunto, metterà  la croce sulla lista del Movimento5stelle alle politiche e sul nome di Umberto Ambrosoli, il candidato governatore del centrosinistra, alle regionali.
QUALCOSA di simile si prepara a fare Adriano Celentano, già  protagonista, due anni fa, di un accorato endorsement per Giuliano Pisapia alle elezioni comunali di Milano. In queste ore il molleggiato farà  un’uscita pubblica per esprimere «sostegno pieno» sia a Grillo che ad Ambrosoli.
A fare parecchio rumore è l’uscita del Premio Nobel. Se non altro per la tempistica: Fo martedì si era fatto vedere alla partecipatissima manifestazione milanese dei grillini, prendendo la parola dal palco, nella stessa piazza Duomo dove nella primavera del 2011 aveva salutato la vittoria di Pisapia. Lì, accanto a un incontenibile Grillo, tre giorni fa aveva detto: «Stimo Ambrosoli, ma il voto disgiunto sa di inciucio sbilenco». Dalle parti del centrosinistra erano rimasti di sasso, anche perché l’attore nel 2006 aveva partecipato (perdendo) alle primarie per il sindaco. Poi aveva sostenuto in modo convinto la campagna di Pisapia.
Qualcosa in queste ore dev’essere successo, perché adesso la musica è un po’ diversa. E dalla sua casa di Porta Romana, Fo spiega così la “conversione”: «Ho fatto un po’ di calcoli, e sono convinto di non sbagliare dicendo che a queste elezioni ci sarà  una grossa sorpresa: il Movomento5stelle arriverà  secondo, e a portargli un sacco di voti saranno soprattutto gli elettori di centrodestra ». Insomma, togliere consensi a Berlusconi è qualcosa che sembra appagare il Maestro, una vita spesa nella sinistra, se pure quella poco ortodossa. Anche se non del tutto. «Ma siccome in Lombardia la gara è tra Ambrosoli e Maroni — ragiona — mi sono convinto della necessità  di non sprecare il mio voto». Una decisione prese insieme a Franca Rame, moglie e compagna di lavoro, già  senatrice per l’Italia dei valori dal 2006 al 2008.
Chi ha avuto modo di parlare con Fo in queste ultime settimane, era rimasto molto sorpreso dalla sua intemerata di martedì. Perché la decisione di schierarsi con Grillo a queste elezioni era stata sempre accompagnata, nelle conversazioni private, dalla preoccupazione di favorire con il proprio voto il ritorno di quelli che hanno governato la Lombardia negli ultimi 17 anni. «Lo ammetto — spiega il Nobel — da tre giorni a casa mia è una processione, mi hanno pregato in tanti di votare per Ambrosoli, perfino dei bambini e due suore… ».
Ma a convincerlo in modo definitivo sembra sia stato dell’altro, e lui stesso lo rivela. Prendendola da lontano: «Con il Pd ho sempre avuto rapporti difficili, basti considerare come mi hanno trattato ai tempi delle primarie,
quando alla mia candidatura hanno opposto quella di un questurino (l’ex prefetto Bruno Ferrante, ndr) che poi ha perso contro la Moratti». Però adesso sembra proprio che dai vertici del Pd siano arrivate parole gradite a Fo. Lui lo racconta così: «Per la prima volta Bersani ha detto che in qualche modo bisogna parlare con Grillo, che ci sarà  un dialogo con il gruppo parlamentare espresso dal movimento; e questo mi sembra un segnale importante».
E sul fronte del voto disgiunto, si fa sentire di nuovo il montiano Pietro Ichino. Che conferma il voto per Ambrosoli (da lui votato alle primarie lombarde), precisando però che per il consiglio regionale metterà  la croce sulla lista “Lombardia civica”, quella del candidato governatore Gabriele Albertini.


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