La droga nell’agenda politica

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Bersani punta il dito contro le misure «inutilmente repressive se non controproducenti del duo Berlusconi/Giovanardi» e condanna l’inerzia di Andrea Riccardi, l’attuale ministro responsabile del governo tecnico.
Il primo dei dieci punti chiede l’immediata abrogazione della Fini-Giovanardi. È confortante leggere a firma di Bersani la denuncia di incostituzionalità  della legge del 2006 e dell’impatto di quelle norme nel determinare il sovraffollamento carcerario: i dati citati confermano poi che in carcere entrano soprattutto consumatori o piccoli spacciatori, con un notevole peso della cannabis. Vi è poi una vera e propria persecuzione verso chi coltiva marijuana per uso personale.
La riforma della legge antidroga è stata sostenuta anche da Vendola e Ferrero. È un buon risultato: il lavoro di approfondimento compiuto in questi 7 anni sul carattere ideologico e antiscientifico della svolta repressiva con la pubblicazione di tre Libri Bianchi sulla legge antidroga e le sue conseguenze sulla giustizia e sul carcere (condotto da associazioni come Forum Droghe, Antigone, Cnca), ha finalmente fatto breccia.
Di recente, il Csm ha proposto il via a un decreto legge di modifica della Fini-Giovanardi per superare il sovraffollamento carcerario, indicazione disattesa colpevolmente dalla ministra Severino.
Nelle settimane scorse il congresso di Magistratura Democratica ha varato una mozione finale che chiede la riforma della legge antidroga per superare l’illegalità  delle nostre carceri dopo la condanna della Corte di Strasburgo. Per mettersi in regola c’è un anno di tempo ed è importante che al nuovo governo non sfuggano i termini della questione.
Infine, vi è una critica dura al Dipartimento Antidroga per «come è stato impostato da Giovanardi e dal suo braccio operativo Serpelloni». C’è da augurarsi che questo passaggio significativo sia letto anche dal sindaco di Reggio Emilia Delrio, che come presidente Anci ha siglato un accordo proprio con Serpelloni per la costituzione di un Consorzio Etico (sic!) in ogni città  per una «community contro le droghe», secondo principi fondati su messaggi terroristici e antiscientifici.
Sembra dunque che il movimento sia riuscito a influire sull’agenda politica. L’impegno continua con la raccolta di firme sulle tre leggi di iniziativa popolare su tortura, carcere e droghe.


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