Coppie gay, sentenza storica di Strasburgo “Sì all’adozione dei figli del partner”
ROMA — Arriva di nuovo da Strasburgo una sentenza destinata ad allargare i diritti delle coppie omosessuali. In una corrente dove mese dopo mese in Europa si aprono inedite finestre di eguaglianza tra il mondo delle famiglie eterosessuali e quello delle neo famiglie gay. La nuova sentenza riguarda le adozioni, tema più spinoso che mai. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato che anche nelle coppie omosessuali il partner ha il diritto di adottare il figlio dell’altro, o dell’altra, diventandone così genitore. La sentenza è stata pronunciata sulla base del ricorso di due donne austriache, lesbiche, alle quali i tribunali nazionali avevano negato questo diritto di adozione, consentito invece alle coppie eterosessuali non sposate. Ed è sulla constatazione di una “discriminazione” basata sull’orientamento sessuale, che la corte di Strasburgo ha emesso la sua sentenza.
I giudici hanno infatti affermato che «il Governo (austriaco) non ha fornito ragioni convincenti proprie a dimostrare che la differenza di trattamento (tra coppie gay e coppie eterosessuali) era necessaria per la conservazione della famiglia o tutela degli interessi del minore ». A parità cioè di condizione giuridica, due coppie non sposate, ma una gay e una etero, in uno stato (l’Austria) che già permette l’adozione del figlio del coniuge alle coppie eterosessuali non coniugate, la coppia omosex sarebbe stata esclusa soltanto sulla base del suo orientamento sessuale.
Una sentenza importante e innovativa, già definita storica dalle associazioni gay, ma che per adesso lambisce soltanto da un punto di vista culturale l’Italia. I giudici di Strasburgo hanno scritto con chiarezza che gli stati membri, dove non è consentito ad una coppia non sposata (sia omo che eterosessuale) l’adozione del figlio del partner, non sono tenuti a rispettare questa sentenza. Dunque nell’immediato questo non cambia la situazione italiana, a meno che in tempi brevi non venga modificata la legge sulle adozioni, oggi consentita soltanto a chi è coniugato. Ma costituisce comunque un precedente forte per nuovi ricorsi, come affermano alcuni costituzionalisti.
Sulla sentenza, naturalmente, la politica si è divisa. In un diluvio di dichiarazioni spesso molto lontane dal vero contenuto del provvedimento. Ferocemente contrari tutti gli esponenti del Pdl, anche se Berlusconi ammette a mezza voce che ci «vorrebbero tutele per le coppie gay». Netto Pierferdinando Casini, che si lancia nel proclama: «Chi vuole le adozioni gay non voti Udc». Molto diverse, e favorevoli, le reazioni della sinistra e delle associazioni gay. Da Ignazio Marino che afferma come
non si possano ignorare i diritti dei bambini che nascono o crescono con genitori omosessuali, a Paola Concia, a Vittoria Franco, che sottolinea quanto l’Italia sia indietro sui diritti civili. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha aggiunto che in materia di unioni civile per i gay e di adozioni il suo modello è la legge tedesca.
In Germania da oltre un decennio sono in vigore, appunto, le unioni civili per le coppie omosessuali, ma l’adozione del figlio del partner è lecita soltanto quando questo sia figlio naturale, e non adottato. Ma è di ieri invece una sentenza della Consulta tedesca che ha autorizzato proprio per una coppia lesbica “l’adozione successiva” di una bambina che era stata adottata precedentemente in Bulgaria da una delle due donne. Qui il principio della non discriminazione si è basato sul fatto che questo tipo di adozione è consentita alle coppie eterosessuali.
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