Finmeccanica, la difesa di Grilli e Maroni

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MILANO — «C’è un limite a tutto. Francamente…». Roberto Maroni è indignato. Anzi: inviperito. Quanto a Vittorio Grilli, il ministro all’Economia, si vede «costretto a intervenire» sulla «fantomatica vicenda». I due esponenti pubblici sono, per molti versi, assai lontani l’uno dall’altro. Ad accomunarli, l’indagine della magistratura su Finmeccanica, il colosso dell’aerospaziale e della difesa.
Quanto pubblicato da alcuni quotidiani sui rapporti tra Maroni e l’ex amministratore delegato dell’azienda, Giuseppe Orsi e sull’ipotizzata tangente da 12 milioni pagata alla Lega da Finmeccanica, amareggia profondamente il leader leghista: «È la prova che si cerca di condizionare le elezioni. Sono atti di terrorismo contro la Lega». Perché il leader nordista è andato sì a cena con Orsi il 3 gennaio 2012: «Ci sono andato, certo. Arrestatemi. Io penso che sia normale, anzi doveroso che un politico parli con il responsabile dell’azienda più grande che c’è sul territorio. La cena di cui si parla è avvenuta: l’unica cena della mia vita con Giuseppe Orsi…». Maroni si ferma un istante. Poi, esplode: «Ma secondo lei, se avessimo avuto qualcosa da nascondere, saremmo andati tutti insieme al ristorante? A me pare semplicemente una follia…».
In realtà , secondo Maroni, il punto non è quello. Ciò che infiamma il leader leghista non è la diffusione del fatto in sé: «La verità  è che i magistrati non hanno ritenuto di procedere su questa vicenda. Tanti magistrati. E hanno stabilito che non erano necessarie ulteriori indagini». Ma che cosa è successo? «Il Noe ha raccolto voci su presunti pagamenti alla Lega. La procura di Napoli invia il materiale a quella di Busto Arsizio, che indaga. Dopo le verifiche, né il pm né il gip ritengono sia il caso di continuare su questo filone. Fin qui, tutto bene, è una normale indagine. Il problema sorge quando documenti passati al vaglio dai giudici e accantonati, vengono pubblicati dai giornali come fossero vicende nuove». Maroni sbotta: «Come è possibile il lasciar pensare che la Lega c’entri con le tangenti senza specificare che, in realtà , quello è un filone d’indagine già  chiuso?». Il leader leghista è ormai irrefrenabile: «Io rivendico l’onestà  totale dei miei comportamenti. Per questo mi girano vorticosamente le scatole quando vengo accusato attraverso illazioni che sono già  state dimostrate come inconsistenti. Questa cosa è venuta fuori nel maggio scorso. La fonte era Lorenzo Borgogni (l’ex responsabile delle relazioni istituzionali di Finmeccanica ndr), fatto fuori, guarda il caso, da Orsi. Il quale aveva riferito ai magistrati di aver sentito parlare di pagamenti non alla Lega, ma ai partiti. Quasi un anno dopo, a cinque giorni dalle elezioni, zà c: la vicenda torna fuori. Roba che serve soltanto a due cose: dare altro lavoro al mio avvocato, e condizionare il voto attraverso falsità ».
Per quanto riguarda Vittorio Grilli, la vicenda riguarda l’aiuto chiesto dall’attuale ad di Finmeccanica, Alessandro Pansa, ad Alberto Nagel e Maurizio Cereda, rispettivamente amministratore delegato e vicedirettore di Mediobanca, per risanare i debiti di Lisa Lowenstein, ex moglie di Grilli. La cosa non andò a buon fine e si ipotizzò che la donna avesse comunque ottenuto consulenze da Finmeccanica. E allora, Grilli dice la sua. Spiega di non aver «mai chiesto favori per me o la mia ex moglie, dalla quale sono separato da cinque anni e ufficialmente divorziato». E ancora: che nessuna consulenza all’ex moglie risulta esser stata affidata dal gruppo Finmeccanica né dalle tre società  in cui si ipotizzava che l’incarico avrebbe potuto essere affidato. Quanto alla richiesta di Pansa a Nagel e Cereda, peraltro respinta, Grilli dice di non aver «nulla da aggiungere». Si tratta di circostanza «irrilevante e già  chiara nelle modalità  in cui si è svolta».
Marco Cremonesi


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