Nigeria, blitz al cantiere: rapito ingegnere italiano

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IL RAPIMENTO di cui è stato vittima sabato sera l’ingegnere italiano Silvano Trevisan (assieme ad altri sei tecnici stranieri) è stato parte di una lunga e complessa operazione militare che i terroristi islamici di Boko Haram hanno messo in piedi nel nord della Nigeria. Trevisan lavorava nel cantiere di una società  di costruzioni libanese a Jamaare, nello stato settentrionale di Bauchi. Secondo l’Agenzia Italia, che ha un suo corrispondente in Nigeria, gli uomini di Boko Haram prima hanno dato l’assalto a una stazione di polizia, liberando alcuni criminali comuni. Poi hanno fatto esplodere una bomba all’esterno del posto di polizia che protegge il cantiere della società  libanese Setraco. Appena i poliziotti sono usciti fuori per capire cosa stesse accadendo, i terroristi hanno aperto il fuoco con kalashnikov e mitragliatrici pesanti: i morti fra poliziotti e militari nigeriani sono stati almeno una dozzina. Ancora: dopo aver fatto fuggire i poliziotti ancora in vita, i miliziani di Boko Haram hanno radunato i lavoratori stranieri e si sono poi ritirati con gli ostaggi.
Assieme all’italiano Trevisan, ingegnere di 69 anni, ci sono un cittadino britannico, un greco e 4 libanesi. Il marchio di Boko Haram è evidente per la complessità  dell’operazione militare messa in piedi. Il gruppo jihadista che da anni spadroneggia nel Nord della Nigeria è collegato ai movimenti vicini al Al Qaeda presenti in tutta l’area del Sahel e dell’Africa occidentale. I rapporti sono innanzitutto con “Al Qaeda nel Maghreb Islamico” e con il Mujao (movimento per l’unicità  del Jihad nell’Africa Occidentale); sono i due gruppi jihadisti che assieme ad Ansar Eddin per un anno hanno occupato il nord del Mali e adesso sono in guerra con l’esercito francese e quello maliano nel Nord del paese.
Questo attacco al cantiere della Setraco e ai posti di polizia di Jamaare viene considerato una prima risposta “militare” in Nigeria all’offensiva francese nel Nord del Mali. E non a caso l’operazione di Boko Haram ha incluso il sequestro di alcuni occidentali: una sfida agli stati che aiutano il Mali contro Al Qaeda, ma poi i rapiti sono una fonte di guadagno grazie ai riscatti che i governi occidentali pagano per salvare i loro cittadini. Ieri il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha chiesto alle autorità  nigeriane di considerare al primo posto l’incolumità  degli ostaggi, memore forse del caso in cui nel marzo 2012 due ostaggi occidentali (un inglese e un italiano) furono uccisi dai terroristi durante un blitz dei soldati inglesi, operazione di cui la Farnesina e il governo italiano non erano stati informati.
Tornando alla Nigeria, da giorni le società  occidentali hanno iniziato a trasferire nel sud i loro espatriati, l’Agi scrive che l’“allarme rosso” per gli occidentali è scattato anche nella capitale Abuja: le ambasciate, dopo l’attacco all’impianto petrolifero di In Amenas in Algeria, hanno avvertito i concittadini sul peggioramento delle condizioni di sicurezza.


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