Braccio di ferro sullo Ior alla fine arriva il tedesco che produce navi da guerra

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CITTà€ DEL VATICANO — La Santa Sede ha scelto come presidente del suo Istituto per le opere di religione un avvocato tedesco a capo di un’azienda costruttrice di navi da guerra per la Marina militare della Germania. Il successore del professor Ettore Gotti Tedeschi, sfiduciato 9 mesi fa dal board dello Ior, si chiama Ernst von Freyberg. Ha 55 anni, è membro del sovrano Ordine militare di Malta e, a quanto ha spiegato il portavoce ufficiale, «organizza anche pellegrinaggi a Lourdes».
La sua nomina giunge all’improvviso, negli ultimi 15 giorni del Pontificato di Joseph Ratzinger, di fronte a un’opinione pubblica mondiale ancora scioccata per la clamorosa decisione del Papa di dimettersi. Una nomina giunta dopo una ricerca appaltata dalla Segreteria di Stato a una grande agenzia internazionale di “cacciatori di teste”, e costata al Vaticano centinaia di migliaia di euro.
L’annuncio sul nuovo presidente è arrivato come una fanfara dopo giorni di polemiche e indiscrezioni sui possibili candidati. Il portavoce vaticano, il gesuita padre Federico Lombardi, durante una conferenza stampa si è diffuso sugli incarichi presenti nel curriculum di von Freyberg, oggi non più azionista dell’azienda di cui è a capo ad Amburgo, il gruppo Blohm-Voss (il cognome di sua madre è infatti Blohm). Ma un momento di imbarazzo c’è stato quando un giornalista ha notato che la società  è nota per la costruzione di navi militari, come si evince consultando il sito del gruppo.
Lombardi ha contestato l’argomento e difeso la scelta del board sulla persona, invitando a «non affrettare valutazioni negative per l’esperienza lavorativa nella cantieristica», e parlando piuttosto di una nomina «arrivata dopo un approfondito processo ». Von Freyberg non è «un guerrafondaio» e per il direttore della Sala stampa vaticana bisogna evitare «conclusioni superficiali da parte dei media ».
Di fronte però alle voci e ai controlli incrociati fatti in tempo reale dai giornalisti, a padre Lombardi — indomito front-man, spesso solitario, delle emergenze in cui incappa di tanto in tanto la Santa Sede — qualcuno dai piani alti faceva planare un foglietto. E il portavoce affermava così che «la Blohm-Voss non fabbrica più navi, ha venduto quel reparto, fa solo engeneering. Problema risolto ». Tuttavia, un’ora dopo, altro colpo di scena: e una nota scritta di Lombardi riprecisava che l’attività  fondamentale del gruppo riguarda «la trasformazione e la riparazione di navi da crociera» come pure «la costruzione di yacht». E che attualmente fa parte «di un consorzio che costruisce quattro fregate per la Marina tedesca».
Al di là  degli intoppi mediatici — di fronte a un asserita ricerca di 8 mesi impiegati nell’individuare il nome del prescelto — il Vaticano è apparso in imbarazzo di fronte a una possibile nuova controversia avente oggetto lo Ior, l’Istituto al centro di scandali clamorosi, a partire dalla vicenda del Banco Ambrosiano conclusasi con la morte del suo presidente Roberto Calvi nel 1982 sotto il Ponte dei frati neri a Londra.
L’iter che ha condotto alla scelta caduta su von Freyberg ha visto in campo l’agenzia Spencer e Stuart, su mandato della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior. Da qui è uscita una rosa di 40 candidati, scesi prima a 6 e poi a 3. Lombardi ha detto che giovedì mattina la scelta definitiva è stata presentata al board dello Ior e nel pomeriggio illustrata al Papa. Il quale non è intervenuto sulla nomina, di competenza dei porporati, ma ha dato il suo assenso. Benedetto XVI non conosce von Freyberg personalmente, benché anch’egli bavarese, ma «sa che la famiglia di provenienza è conosciuta in Germania». Il suo portavoce ha infine smorzato le voci di presunti scontri in proposito dentro le Sacre mura: «In tutte le istituzioni ci sono divergenze che se ben condotte possono portare a passi in avanti. Questo non vuol dire che ci siano battaglie o complotti».
Secondo alcune ricostruzioni, il nome del finanziere belga Bernard De Corte, dato da alcune testate come possibile presidente e sponsorizzato dal segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, non avrebbe però incontrato il plauso di tutti. E così anche quello del candidato italiano, il notaio Antonio Maria Marocco, preferito dal predecessore di Bertone, il cardinale decano Angelo Sodano. La soluzione di compromesso, caldeggiata dal Papa alla vigilia della sua definitiva uscita di scena, è stata quella di un suo connazionale, von Freyberg appunto. Che lavorerà  part-time (come Gotti), tre giorni alla settimana a Roma, continuando a risiedere a Francoforte.
Non si spiega tuttavia la presentazione del suo curriculum, in parte sfuggito ai controlli, come evidenziato dal neo di presiedere tuttora un’azienda storicamente nota per la produzione di navi e velivoli da guerra: dalla corazzata Bismarck agli aerei militari della Lufthansa. In questi giorni il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha dato notizia della vendita della divisione di costruzione delle macchine al gruppo svedese SKF. In futuro l’azienda tedesca dovrebbe essere operativa esclusivamente nel settore marittimo non militare.
Con un tedesco al vertice dello Ior potrebbe ora presto uscire dal board il suo connazionale Hermann Schmitz. Che ha retto l’istituto ad interim, e oggi è tornato semplice vice presidente. Anche la commissione di vigilanza, composta da 5 cardinali, è destinata a vedere cambiamenti. Quasi certa la sostituzione del cardinale Attilio Nicora con Domenico Calcagno. E non è escluso che pure il cardinale Jean-Louis Tauran possa essere cambiato.
Interessante conoscere l’ammontare della spesa per l’individuazione del nuovo presidente dello Ior. Secondo il giudizio di un “cacciatore di teste” che dall’estero assiste gruppi italiani nell’individuazione di top manager, «Spencer Stuart lavora normalmente con una parcella del 33,33% del pacchetto annuale del candidato». Nel caso ci fosse stato, ipotizza la fonte, «un accordo “di facciata”, senza una dettagliata ricerca che normalmente dura qualche mese, la parcella potrebbe oscillare tra il 25% e il 30% del fisso». Ma Spencer Stuart è in ogni caso un’azienda di altissimo livello, «sulla quale non si discute». E allora di fronte a un manager il cui emolumento annuo potrebbe aggirarsi intorno al 1,2 milione di euro annui, la parcella pagata in questi casi è di circa 400 mila euro. Nel caso specifico, l’entità  potrebbe naturalmente variare.


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