Guerra di Putin ai corrotti: niente conti russi all’estero

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MOSCA — La prima vittima della campagna contro la corruzione è il presidente della commissione etica della Duma. L’oppositore e blogger Aleksej Navalny ha denunciato che il deputato Vladimir Pekhtin non aveva dichiarato il possesso di appartamenti e terreni in America. E lui ha risposto con una frase a dir poco infelice: «Praticamente non ho nulla». Su Internet è partita una raffica di commenti caustici: «Sì, certo, nella Duma siedono deputati praticamente onesti… a Mosca praticamente non ci sono ingorghi… in Russia non ci sono prigionieri politici, praticamente». Adesso Pekhtin ha deciso di autosospendersi, in attesa che la sua posizione si chiarisca.
Vladimir Putin intanto ha presentato una sua proposta di legge per impedire ai pubblici ufficiali di possedere conti bancari all’estero, azioni e obbligazioni straniere. Questo dopo che un ministro è stato destituito e l’ex responsabile di un altro dicastero è stato interrogato dagli inquirenti. Sta veramente iniziando la lotta contro la corruzione che affligge storicamente questo Paese? Ai vertici del potere giurano di sì. Ma c’è chi ne dubita.
Intanto perché il progetto di legge presentato dal presidente è più morbido di quello che già  la Duma aveva approvato in prima lettura mesi fa. Lì si parlava di supermulte e condanne fino a cinque anni di carcere per i funzionari colpevoli. Il nuovo progetto prevede solo la perdita del posto di lavoro. E consente ai pubblici ufficiali di detenere proprietà  (basta dichiararle) e perfino di avere conti in valuta estera e bond, ma solo tramite le banche russe.
Putin ha lanciato la sua campagna per de-offshorizzare l’economia russa (far rientrare i quattrini parcheggiati in conti situati in paradisi fiscali e valutari) a dicembre, parlando alla nazione. Un altro importante segnale è venuto con l’inchiesta che ha coinvolto il ministro della Difesa Anatolij Serdyukov costretto a lasciare il posto. In puro stile russo, gli inquirenti avevano fatto irruzione all’alba nella casa di una sua collaboratrice dove sono stati trovati milioni in contanti, gioielli e oggetti d’arte del ministero. In più, secondo i giornali, c’era anche il ministro in accappatoio.
Dopo Serdyukov è toccata all’ex ministro dell’Agricoltura Elena Skrynnik, per ora solo interrogata in una inchiesta su fondi spariti in un’azienda del ministero. Il primo canale tv, controllato dallo Stato, ha diffuso un programma nel quale si parla di un miliardo di euro scomparsi quando la Skrynnik era direttore generale della compagnia.
La precedente «grande» campagna contro la corruzione venne lanciata dall’attuale premier (e allora presidente) Dmitrij Medvedev nel settembre del 2009. Poco dopo, l’avvocato Sergej Magnitsky che aveva denunciato una frode fiscale di quasi 200 milioni di euro messa in atto da funzionari corrotti fu a sua volta arrestato per una presunta evasione fiscale e morì in carcere.
Recentemente gli Stati Uniti hanno varato una legge che porta proprio il nome di Magnitsky per congelare le proprietà  di funzionari russi implicati nella morte dell’avvocato e di quelli colpevoli di corruzione. Ecco allora che qualcuno pensa che la mossa di Putin sia volta semplicemente a prevenire una possibile applicazione anche da parte dell’Europa della norma Magnitsky: se i pubblici ufficiali russi non hanno conti e azioni all’estero, nessuno potrà  congelare o confiscare alcunché.
Fabrizio Dragosei


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