«Intercettazioni del Quirinale: eliminare i file e rompere i cd»

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PALERMO — Paradosso vuole che, dopo tanti tira e molla fra il Quirinale e il pool fino a qualche mese fa diretto da Antonio Ingroia, proprio mentre il giudice per l’udienza preliminare, il gup Riccardo Ricciardi, dispone per lunedì la distruzione delle intercettazioni eseguite dalla Procura di Palermo perché ritenute illegittime dalla Corte costituzionale, a opporsi sia Massimo Ciancimino, il rampollo del sindaco mafioso longa manus dei Corleonesi.
Ricciardi ha deciso ieri di procedere all’ultimo tombale atto di questa storia che ha avvelenato l’estate coinvolgendo soprattutto l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale morto d’infarto. Decisione assunta perché le quattro conversazioni telefoniche captate fra Mancino e il presidente Giorgio Napolitano non lascerebbero dubbi, come scrive il gup: «Si è evidenziata l’assenza nel loro contenuto di qualsiasi riferimento a interessi relativi a principi costituzionali supremi (tutela della vita e della libertà  personale, salvaguardia dell’integrità  costituzionale delle istituzioni della Repubblica) che in qualche modo possano essere irrimediabilmente pregiudicati dalla distruzione delle registrazioni…».
Ma a tentare di bloccare in extremis la soppressione ecco scattare i legali di Ciancimino convinti che il loro assistito, uno degli imputati per la trattativa Stato-mafia, potrebbe avere un interesse primario a conoscere i contenuti dei colloqui per utilizzarli nella difesa. Di qui un ricorso per Cassazione che, in linea teorica, potrebbe far slittare le operazioni già  previste al bunker dell’Ucciardone e nell’ufficio dello stesso giudice Ricciardi.
Tutto dovrebbe così avvenire lunedì in due tempi, sempre presenti il giudice e un perito informatico della Rcs, una società  specializzata che sul suo sito offre «una competenza totale al servizio delle Forze dell’ordine». Prima, nella sala intercettazioni da tempo allestita a ridosso dell’aula bunker del primo maxi processo, sotto le mura del vecchio carcere. Si tratterà  di un intervento informatico sui server della struttura per cancellare i file, accertandosi che non esistano copie nel sistema. Poi, si proseguirà  al Palazzo di giustizia, nell’ufficio di Ricciardi dove si trovano i compact disc copiati per l’uso interno al pool dove adesso lavorano i colleghi di Ingroia sempre diretti dal procuratore Francesco Messineo. Questi cd, come ha disposto Ricciardi, dovranno essere letteralmente rotti, forse spezzati con una pinza.
Il provvedimento emesso ieri dal giudice rievoca la vicenda del conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale e la decisione della Consulta di eliminare le intercettazioni senza contraddittorio delle parti. Quindi, senza voce per la Procura. Ma adesso echeggia quella di Ciancimino.
Felice Cavallaro


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