«La partita è aperta e la sinistra non deve abbassare la guardia»

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Come è potuto succedere?
Il teatrino padano ha già  chiuso i battenti. L’alleanza tra Lega, Cl, Berlusconi e post fascisti è tornata esattamente come prima. Il cerchio si è chiuso quando Maroni ha detto che il finanziamento alle scuole private verrà  addirittura intensificato. Dietro la maschera del capo della Lega si nasconde il modello Formigoni. Questo rafforza la necessità  di battere la destra, anche perché è bene ricordare che le elezioni anticipate sono state provocate dagli scandali, dalla corruzione e dall’infiltrazione della ‘ndrangheta nelle istituzioni. Quelli che oggi blaterano di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse sono gli stessi che hanno combinato il disastro. Ecco perché è ancora più urgente una bonifica democratica, credo che la coalizione di Ambrosoli rappresenti la possibilità  del cambiamento.
Credi che Ambrosoli sia all’altezza della partita che si sta giocando?
Non passa giorno senza una sua dichiarazione sconfortante. Dice che bisogna stare con Monti quando Monti attacca lo statuto dei lavoratori, poi si esalta perché Renzi verrà  in Lombardia a dare una mano… sembra che non voglia prendere voti a sinistra.
Ambrosoli è il figlio dell’eroe borghese, appartiene a quel pezzo di Lombardia che da sempre ha contatti con la solita borghesia milanese, lo sapevamo da un pezzo, ma comunque quello è un mondo che si contrappone al sistema di Formigoni. Noi di sinistra avremmo preferito Andrea Di Stefano ma abbiamo accettato l’esito delle primarie costruendo una coalizione sufficientemente inclusiva, per tenere insieme il centro e la periferia, un po’ come è stato fatto con l’operazione che ha portato alla vittoria di Pisapia. Ma dobbiamo considerare che 18 anni di potere formigoniano sono troppi anche per chi quel potere lo ha subìto, non dimentichiamoci che il Celeste non è caduto sotto i colpi dell’opposizione. E questa debolezza la stiamo pagando anche oggi in campagna elettorale.
Appunto, altro che effetto Pisapia.
Il fatto è che prima pensavamo di aver già  vinto, poi, quando la realtà  si è rifatta viva dimostrando che quel sistema di potere è tutt’ora forte e radicato, a sinistra è scattata una sorta di malcelata rassegnazione. Questo è l’errore peggiore che possiamo commettere. Si decide tutto in questi ultimi giorni, dobbiamo tornare nelle piazze, parlare con gli amici, stare sul territorio. Il programma di Ambrosoli in parte è ancora un cantiere aperto e la sua definizione dipenderà  molto dal risultato elettorale: una sinistra più forte significa vera discontinuità , puntare sul lavoro e sul reddito di cittadinanza.
I grillini sono un problema?
Raccolgono consensi trasversalmente. Dicono cose di sinistra dove conviene, poi a Roma flirtano con Casa Pound. L’M5S diventerà  un interlocutore necessario anche in Lombardia, ma credo che abbiano già  commesso un errore gravissimo nel chiamarsi fuori da questa partita decisiva. Non possono dire che non è affar loro mandare a casa la Lega.


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Il catalogo degli sconfitti

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È ancora materia di discussione chi siano stati i veri vincitori delle elezioni comunali, specie a Milano e Napoli. Quello che non ci si è chiesti abbastanza è chi siano gli sconfitti, perché ci si è arrestati all’evidenza più immediata, e cioè che chi ha subito la “sberla” sono stati Berlusconi e Bossi, il che è innegabile. Ma c’è qualcun altro che, se non sconfitto, dovrebbe sentirsi messo in causa dal risultato delle amministrative.

Una vittoria che viene da lontano

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Tutto è cominciato poco più di un anno fa, quando la raccolta delle sottoscrizioni per i referendum sull’acqua come bene comune s’impennò fino a raggiungere il picco di un milione e quattrocentomila firme, record nella storia referendaria. Pochi si accorsero di quel che stava accadendo. Molti liquidarono quel fatto come una bizzarria di qualche professore e di uno di quei gruppi di “agitatori” che periodicamente compaiono sulla scena pubblica. O lo considerarono come un inciampo, un fastidio di cui bisognava liberarsi. Basta dare un’occhiata ai giornali di quei mesi.

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