Ambrosoli: carceri dimenticate E Maroni vuole rimpatriare gli stranieri con pene da scontare

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L’appello viene subito raccolto da Umberto Ambrosoli, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia: «Napolitano ha acceso un faro su una realtà  troppo spesso dimenticata come quella delle nostre carceri — dice Ambrosoli – Occorre al più presto eliminare le leggi che portano in cella migliaia di persone per reati minori, con costi oramai insostenibili per la comunità ». Parole condivise anche dal sindaco Giuliano Pisapia che vede nelle parole del Presidente «un messaggio al futuro parlamento e al futuro governo perché si intervenga al più presto per attuare l’articolo 27 della Costituzione. Non possiamo più avere condanne continue dalla Corte Europea». Da ex ministro dell’Interno e candidato di Pdl e Lega alle Regionali, Roberto Maroni chiede invece «accordi bilaterali per il rimpatrio dei delinquenti stranieri, nuove carceri da costruire e quelle inutilizzate da valorizzare». «Niente amnistia, indulto o scarcerazioni di massa — completa la posizione il leghista Matteo Salvini, segretario regionale della Lega.

Sulle continue condanne della Corte Europea ritorna invece Gabriele Albertini, altro candidato al Pirellone per la lista Monti. «Le parole del presidente Giorgio Napolitano a San Vittore devono provocare in tutti noi una reazione — chiede Albertini — Da eurodeputato ho avuto modo di seguire con sconforto le giuste condanne provenienti dalla Corte Europea. Come Regione promuoveremo un tavolo con il ministero della Giustizia perché le strutture lombarde siano messe in reale efficienza e si sviluppino, ove possibile, cammini alternativi».

Sergio Segio e Sergio Cusani, l’ex leader di Prima Linea e l’ex manager condannato per Tangentopoli, da tempo impegnati nel recupero dei detenuti, paragonano le «coraggiose e importanti » parole di Napolitano a quelle di papa Giovanni Paolo II. «Il pontefice si recò nel carcere romano di Regina Coeli nella ricorrenza del Giubileo, un anno in cui il Parlamento e i partiti non seppero e non vollero dare un risposta di clemenza e di umanità  alle intollerabili condizioni di vita dei detenuti».


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