Da Second Life a TomTom, è l’era del successo effimero

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  In questi giorni stiamo vedendo aziende come la canadese BlackBerry e la finlandese Nokia — entrambe a lungo scosse dalla concorrenza di Apple e Samsung — passare al contrattacco con il lancio di nuovi smartphone di qualità . Sono solo gli episodi più recenti di una lunga storia, la tecnologia della comunicazione, che è diventata popolare dal 1980, con il primo personal computer nominato «uomo dell’anno» dalla rivista Time.
Da allora viviamo in un ambiente tecnologico mutevole, in cui gli oggetti durano lo spazio simbolico di un mattino, e ciò che ieri suscitava meraviglia, e produceva utili a cascata, oggi non si vede più. È un gioco darwiniano su scala globale, in cui anche l’effimero indossa misure extra-large, in un continuo apparire e scomparire di giganti dell’hi-tech.
Chi si ricorda più della console Atari, che deliziò i «nuovi bambini», un po’ reaganiani, degli anni Ottanta e oggi è un pezzo per collezionisti? O i navigatori TomTom, che tanti nel mondo continuano a usare. Hanno dato un servizio nuovo e formidabile a milioni di automobilisti e per anni il loro dominio è durato e ancora in parte dura. Fino a quando gli smartphone non hanno integrato la navigazione satellitare nel proprio vasto, sempre più smisurato corredo di servizi.
Per non dire di Second Life, il mondo virtuale lanciato nel 2003 dalla società  americana Linden Lab, che attrasse per una brevissima stagione la passione della gente interessata a vivere, come avatar, una seconda vita più eccitante della prima, e in cui investirono fior di quattrini grandi aziende, con il proposito di fare soldi veri da una finta realtà .
Ma il caso che più restituisce il senso della velocità , della trasformazione, dell’immergersi e del riemergere dei marchi, dei prodotti e dei destini commerciali nel mondo tecnologico è quello dei telefonini, che da un po’ sono diventati adulti e intelligenti, smartphone appunto.
Gli anni Novanta sono stati gli anni del trionfo finlandese della Nokia, un’azienda tuttora molto potente che ha fatto del telefonino un oggetto bello, semplice e sfizioso, usando in modo intelligente la sapienza estetica e perfino antropologica della scuola di design degli Alvar Aalto e trasformando quell’oggetto tascabile in un successo senza confini.
Nel frattempo si sviluppava anche Rim, con il suo Blackberry, nato dall’intuizione di fornire un servizio utile e affidabile al pubblico degli uomini e delle donne d’affari.
Entrambe, Nokia e Blackberry, sono state colte impreparate dall’onda sollevata da Apple con l’iPhone, che ha scatenato una piccola rivoluzione nelle nostre abitudini comunicative, facendo dello smartphone un oggetto piacevole, divertente e semplice, come aveva fatto Nokia con il telefonino. E a cui ha fatto seguito la seconda ondata, coreana, sollevata dalla Samsung.
Oggi, come dicevamo, Blackberry e Nokia tornano in campo alla grande. Effetto di una competizione globale che accelera tutto: la discesa dei prezzi dei componenti come l’aggiornamento della gamma dei prodotti e le nostre stesse percezioni. L’effetto moda fa il resto, moltiplicato dai nuovi comportamenti «virali» e «sociali» che trasformano ognuno di noi in venditore volontario, commesso viaggiatore senza percentuale.


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