Polemiche sulla missione europea
ROMA — La missione di Monti a Berlino scatena le reazioni, in chiave elettorale, di avversari e potenziali alleati. «È lì a titolo di premier e, probabilmente, anche a fare un po’ di teatro…», ironizza Berlusconi. E Tremonti insinua che «il cameriere dell’Europa» sia andato in Germania a «prendere ordini dalla Merkel». L’unico a difendere il premier dimissionario è Bersani, che però si è stufato di farsi fare gli esami del sangue sullo scandalo Monte dei Paschi e ammonisce il Professore con quella frase sui banchieri, che «devono stare fuori dai partiti». E nel quotidiano tutti—contro—tutti si innesca la questione del (mancato) duello tv, con Ingroia pronto a manifestare davanti alla sede della Commissione di vigilanza della Rai.
A tre settimane dal voto è sempre più il tatticismo a guidare le dichiarazioni dei leader. Se Bersani non ha nulla da eccepire riguardo al tour europeo di Monti, perché «è il capo del governo e deve fare ancora il suo mestiere», Alfano attacca: «Ricordiamo a Monti che votano gli italiani e non le cancellerie europee». Per infastidire ancor più il premier, il segretario del Pdl si schiera con il leader di Sel: «Sono solidale con Vendola dopo gli attacchi di Monti sul rischio spread se entrasse al governo». Un passaggio della strategia con cui il Pdl prova a trasformare le elezioni in una sfida a due tra Berlusconi e Bersani. Monti «sta cercando di conquistare solo il terzo posto battendo Grillo», è la provocazione di Alfano. Ma il leader del Movimento 5 stelle non ha alcuna intenzione di perdere e aggredisce Bersani sul caso Monte dei Paschi: «Non ho chiesto l’arresto di Gargamella, non voglio che vada in galera nessuno… Meglio che facciano i lavori socialmente utili».
Patto Monti-Bersani
In questo clima ha facile gioco Bersani nel richiamare tutti i contendenti ad occuparsi della crisi degli italiani, invece di sfoderare «conigli dal cappello» o affidarsi, come ha fatto Monti, a spin doctor americani: «Il problema è che arrivano guru da lontano e dicono di attaccare l’avversario — polemizza Bersani presentando i due spot elettorali del Pd — Ma poi i guru tornano a casa e i problemi restano tutti qui». Toni di sfida, che non impediscono però al leader democratico di ragionare sulla possibilità di dialogare con i centristi dopo le elezioni. Per le riforme o per il governo? «Vediamo», prende tempo il segretario. Ma intanto c’è da prendere i voti e il leader del Pd colpisce a destra e a manca: «Via Bersani c’è il Pd. Ma via Monti chi c’è? E via Ingroia? Via Berlusconi? L’Italia non ne può più di questi personalismi senza domani».
Se il Pd non esclude un patto con Scelta civica, Berlusconi cita «nostri sondaggi» che lo danno «a 2,6 punti dalla sinistra». A Radio Montecarlo il Cavaliere, che conferma di essere favorevole al riconoscimento dei diritti per le coppie gay, definisce «trasparente» l’esistenza di un accordo tra Bersani e il premier: «Monti insiste in maniera non responsabile nel sottrarre voti ai moderati…». Oggi Berlusconi doveva andare al processo per i diritti Mediaset. Sarà invece a Roma, alla riunione con gli europarlamentari del Pdl, avendo invocato il legittimo impedimento. Mentre domenica, da Milano, dovrebbe presentare la «proposta choc» della sua campagna elettorale, annunciata ormai da giorni.
Il confronto tv
In questo quadro il confronto tv potrebbe essere per gli indecisi un prezioso momento chiarificatore, ma la sfida tra i leader non ci sarà . O almeno, non in Rai. La Vigilanza ha deciso che saranno i capi delle coalizioni — Bersani, Berlusconi e Monti — a chiudere il 22 febbraio le conferenze stampa in prime time. Una scelta contestata dal segretario del Pd: «Se vanno bene agli altri sono ok anche per me, ma alla prima obiezione il Pd non ci sta». La formula bersaniana «o tutti o nessuno» non piace a Berlusconi, che vorrebbe un confronto solo tra i due favoriti alla guida del Paese. La questione agita (e molto) i partiti, tanto che Stefano Di Traglia, portavoce del segretario del Pd, ritiene «ovvio» che Berlusconi cerchi il confronto con Bersani, «l’unico che può mandarlo a casa». Se l’ex presidente del Consiglio vorrà davvero la sfida in tv si farà , ma tra tutti i contendenti alla premiership: «Berlusconi lo è?».
Gli esclusi protestano. E oggi alle 12.30 Rivoluzione Civile sarà in presidio con Ingroia davanti alla Vigilanza Rai, contro «l’ennesimo inciucio» tra Pd, Pdl e centristi di Monti.
Monica Guerzoni
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MILANO — Dopo il governo di centrosinistra di Prodi, e quello di centrodestra di Berlusconi, anche il governo tecnico di Monti mette il segreto di Stato non sul fatto storico del sequestro dell’imam egiziano Abu Omar ad opera della Cia a Milano nel 2003, ma sulle prove del sequestro che possano indirettamente svelare «modalità organizzative e operative del Sismi» (il servizio segreto militare, oggi Aise) e «qualsiasi rapporto intercorso tra i servizi di intelligence nazionali e stranieri», insomma tra Sismi e Cia, «ancorché in qualche modo collegato o collegabile con il sequestro».