Neet, precari e operosi, la gioventù invisibile nella giungla della Capitale

Loading

Un’indagine sull’occupazione e sul sistema delle imprese. Nonostante la crisi è ancora possibile creare «buone imprese» Ieri è stato presentato a Roma, presso la Fondazione Basso, il Rapporto «L’economia romana e della provincia nella crisi, 2008-2012», a cura della campagna Sbilanciamoci!. Il Rapporto ricostruisce la reazione del sistema delle imprese e del mercato del lavoro di Roma e provincia di fronte alla crisi economica e finanziaria scoppiata nella seconda metà  del 2007, segnalando al contempo criticità  e punti di forza del modello di sviluppo del territorio provinciale romano.
Tra le criticità  il rapporto segnala in primo luogo la sofferenza del mercato del lavoro, causata dall’impatto della crisi sull’occupazione: la provincia di Roma, che registrava nel 2007 un tasso di disoccupazione del 5,8% raggiunge l’8,5% nel 2011, una percentuale superiore alla media nazionale (8,4%).
Un’ulteriore, inequivocabile, indicazione viene dai dati sulla cassa integrazione guadagni (Cig): la provincia di Roma, da circa 4,7 milioni di ore di Cig autorizzare nel 2007, passa a oltre 45 milioni di ore nel 2011. Se si concentra l’attenzione sulla condizione dei giovani di Roma e provincia il quadro assume contorni ancora più preoccupanti.
Nel periodo 2007-2011 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) aumenta in modo netto e costante, fino a raggiungere nel 2011 il 29,1% in Italia e il picco del 36,1% nella provincia di Roma dove più di un terzo della forza lavoro più giovane risulta disoccupata (e ad essere colpite sono soprattutto le giovani donne, 37%).
Il fenomeno della disoccupazione giovanile è peraltro oggetto di uno specifico approfondimento nel Rapporto, dedicato all’analisi dei cosiddetti «Neet», cioè dei giovani d’età  compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Anche in questo caso, i segnali sono allarmanti: dal 2008 al 2011 si registra un incremento, pari al 3,4%, del numero dei «Neet» italiani: si tratta di oltre due milioni e centomila persone (55% donne, 45% uomini).
Il Lazio è la regione che registra l’aumento più significativo dei giovani che non studiano e non lavorano (+6,6% dal 2008 al 2011): il tasso di Neet è passato infatti dal 15% del 2008 al 21,6% del 2011. Qui Neet sono più di 166mila, in maggioranza donne (oltre 92mila). Per quanto riguarda la provincia di Roma, nel 2010 i Neet sono 113.588: il tasso corrisponde complessivamente al 18,3% (15,9% per i maschi, 20,7% per le donne). Inoltre, tra le province del Lazio, è quella romana a registrare la più alta percentuale di Neet adulti – tra i 25 e i 29 anni – sul totale, pari al 46,2%.
Segnali più confortanti vengono invece dal capitolo conclusivo del Rapporto, che ospita l’analisi di sei casi di pratiche imprenditoriali virtuose di Roma e provincia. Anche durante la crisi è possibile condurre «buone imprese», puntando sulla tutela dell’occupazione e dei salari e sulla formazione continua dei lavoratori e smentendo così il mito liberista secondo il quale la crescita è possibile soltanto con un taglio del costo del lavoro.


Related Articles

L’aiuto delle banche deve essere vincolante

Loading

Ora che la Bce ha posto il veto a un qualsiasi coinvolgimento dei creditori in un riscadenzamento anche soft del debito greco, le autorità  politiche e finanziarie sono rimaste a corto di opzioni. L’ultima idea in ordine di tempo è quella di sollecitare i creditori a mantenere «volontariamente» la propria esposizione ai titoli di Stato greci, ispirandosi all’Iniziativa di Vienna, con la quale nella crisi globale del 2008-2009, le banche furono indotte a mantenere la loro esposizione al sistema bancario dell’Europa Centrale e dell’Est.

L’ideologia di Renzi: la libertà di licenziare non ha tolto i diritti

Loading

Jobs Act. Istat: +242 mila occupati su base annua, ma per il governo i conti non tornano. Visto che i tagli degli sgravi alle imprese hanno diminuito le assunzioni nel 2016, il premier trucca le carte e riparte dal febbraio 2014, quando è iniziato il suo mandato

Nei numeri c’è un’«eurorecessione» E i mercati non sono ancora al fondo

Loading

Lo stop della Cina blocca l’export tedesco. Ma l’America ora non aiuta Henry Kissinger trent’anni fa chiedeva quale fosse il numero di telefono dell’Europa.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment