Salta il duello a sei sulla Rai No del Pdl. Bersani: vado a Sky
ROMA — Niente lavoro in accoppiata, almeno per ora, per Bruno Vespa e Mario Orfeo, direttore del Tg1. La direzione generale Rai li aveva incaricati di porre le domande nella gran prima serata su Raiuno, già fissata per sabato 2 febbraio, con il confronto tra leader di coalizione. Era già quasi pronta la scenografia negli studi della Dear sulla Nomentana dopo le riunioni coordinate dal direttore di Raiuno, Giancarlo Leone. Ma ieri verso le 14 l’annuncio dopo una riunione ai vertici di viale Mazzini: tutto saltato, rinviato a chissà quando.
Motivo tutto politico certo non legato alla Rai che, fa sapere, non ha preclusioni sulla quantità di presenze né format da imporre: manca l’accordo tra Berlusconi e Bersani sul numero di partecipanti al confronto. Il segretario del Pd ha affidato a un tweet la sua posizione: «Tutti i candidati hanno uguale diritto, perciò o tutti o nessuno». E quanto a Berlusconi candidato premier o no: «Prendo Berlusconi e Alfano: li prendo tutti e due. Facciamo sei più uno». Quindi sì di Bersani anche a Oscar Giannino, Beppe Grillo e Antonio Ingroia.
Molto diverso il parere del Pdl, presentato alla Rai che, in questi giorni, ha avuto come interlocutore Paolo Bonaiuti il quale aveva fatto sapere: la commissione di Vigilanza ha indicato solo tre leader di coalizione, e a quella decisione ci atteniamo. Quindi confronto sì ma solo tra Berlusconi, Bersani e Monti. Controreazione di Bersani: «Non si può fare? Allora vado a Sky. Dite alla Vigilanza Rai che io, quando c’era fare le primarie, non l’ho fatto fra i favoriti perché un conto sono i sondaggi e un altro sono i voti. Io mi chiamo Partito democratico e partecipo solo a cose dove tutti hanno uguali condizioni. Non intendo partecipare a cose dove ci sono condizioni diverse, lo lascio fare a Berlusconi». Nessun problema da Mario Monti, come ha spiegato il suo consigliere della comunicazione Mario Sechi: «Il presidente Monti è pienamente disponibile a partecipare al confronto televisivo, l’ideale è farlo a tre, ma siamo pronti ad affrontarlo anche se viene allargato».
A questo punto la Vigilanza ha dovuto chiarire di «non avere alcuna competenza nella scelta dei format dei programmi di approfondimento Rai, il regolamento della par condicio garantisce pari condizioni a tutti i soggetti in competizione, ferma restando la distinzione tra capilista e capi coalizione». Nel regolamento della Vigilanza non si parla di sfida tra leader ma solo di parità di trattamento. Invece il regolamento Agcom ne fa cenno, imponendo parità di trattamento ma anche in più trasmissioni. Non esiste, in sostanza, un «obbligo tecnico» sul numero dei partecipanti all’incontro-scontro. Infatti, per le stesse difficoltà , è ferma la proposta avanzata da Sky Tg24 di Sara Varetto.
Opposte le reazioni. Paolo Bonaiuti, Pdl: «Il Pd cambia opinione tutti i giorni: prima lascia trapelare di essere disposto ad un confronto a tre, poi forse a quattro, poi no soltanto a sei e infine, colpo di audacia, perché no? Al sei più uno. L’obiettivo è chiaro: sollevare un gran polverone per evitare il confronto tra Berlusconi e Bersani». Enrico Franceschini, Pd: «Francamente non mi sembra una novità : Berlusconi è sempre sfuggito a un confronto in qualsiasi elezione». Oscar Giannino, Fare Italia: «Bersani vuole il confronto su Sky Tg24? Prontissimo. Se Berlusconi si ritira dal dibattito peggio per lui». Antonio Ingroia, Rivoluzione civile: «Nessuno sfugga al confronto tv, le regole della democrazia impongono che i candidati premier presentino il proprio programma a tutti i cittadini.»
Related Articles
Armi ai curdi, tempi stretti Renzi: un dovere europeo Ma il M5S alza un muro
La Pinotti ispeziona in Sardegna un arsenale-bunker Insulti Lega-grillini. Domani riunite le commissioni
Le posizioni si radicalizzano e il presidente del Consiglio fatica a non essere coinvolto
La rapidità con la quale la Corte di Cassazione ha evitato che alcuni dei reati attribuiti a Silvio Berlusconi fossero prescritti, sta diventando l’equivalente di un’altra condanna: almeno per gran parte del suo partito.
Se il governo del paese lo decidono le primarie del Pd
? Matteo Renzi © Aleandro Biagianti
Ho passato buona parte della mia vita (politica e civile, s’intende) a combattere le sclerosi conservatrici dell’assetto politico-istituzionale italiano, la sua genetica propensione a percorrere e ripercorrere senza fine le vecchie abitudini e i vecchi vizi.