Fabiani, missione Mitteleuropa

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Max Fabiani: chi conosce questo nome? Chi conosce la storia e le opere che lo accompagnarono fino al 1962, quando morì all’età  di novantasette anni? Pochi, davvero pochi in Italia, anche se era un italiano famoso.
No, non era soltanto italiano. Era anche sloveno e austriaco. Apparteneva a tutti e tre questi popoli, che a lungo lo hanno ritenuto loro concittadino. Max Fabiani ha costruito case, palazzi, fabbriche, centri di cultura, scuole, ponti, fortezze, durante tutta la sua vita. E ha elaborato piani regolatori per diverse città . È stato architetto, ingegnere, scrittore, pittore, inventore, filosofo. Le sue costruzioni in grandi città  europee come Vienna o Roma o Lubiana o Palermo sono tra le più ardite e avanzate della sua epoca e nello stesso tempo le meno aggressive ed esibizioniste. Forse anche per questo, in un tempo di spiccato e violento individualismo, il suo nome, la sua fama si sono appannati. Ma forse ci sono anche altri motivi.
Fabiani non ha mai voluto appartenere a una sola delle tre nazioni di cui era figlio. Era nato in un piccolo paese carsolino, poco distante da Gorizia. Il paese si chiama San Daniele del Carso, oggi appartiene alla Slovenia e ha il nome di Staniel. I Fabiani vengono da Bergamo e si sono trapiantati nel Seicento, forse per motivi politici, a San Daniele, dove divennero proprietari terrieri di non poca rilevanza. Nei secoli, attraverso matrimoni con donne del luogo, si sono in parte mescolati con la popolazione slovena e, per lo stesso motivo, con la frequentazione di Trieste (a trenta chilometri di distanza) nell’Ottocento, con la nobiltà  austriaca della città . Fabiani ha studiato in un liceo e poi all’università , a Lubiana, capitale della Slovenia, poi si è trasferito a Vienna per studiare architettura. Ha vinto un’importantissima borsa di studio che lo ha portato in Grecia, Italia, Francia, Belgio, Inghilterra, Stati Uniti, Turchia, Russia e altri Paesi. Ha presentato i suoi disegni al Politecnico e in seguito è stato assunto dallo studio d’architettura allora più avanzato in Europa, quello dell’architetto Otto Wagner, autore di molti edifici famosi. Vi ha lavorato quattro anni, contribuendo a molti progetti usciti da quello studio e scrivendo insieme al maestro un libretto che ha fatto epoca. Il titolo era Die moderne Architektur, «l’architettura moderna». Pare che la stesura di molte parti del saggio sia dovuto a Max Fabiani in persona (tra l’altro, il suo vero nome era Maximilian).
Poi è cominciata la fulminea carriera di architetto. Dopo alcuni dissapori con Otto Wagner, Fabiani ha aperto un suo studio, ricevendo molte commissioni. Alcuni suoi edifici di Vienna sono il vanto di quella città , come il centro culturale del cinema Urania, sulle rive del Danubio, e i magazzini Pichler; e ancora suoi sono tanti altri edifici, compresa l’esemplare Casa della cultura slovena a Trieste, al cui interno, oltre alle abitazioni, si trovavano un anfiteatro, un albergo, una banca, un caffè. Quell’edificio nel 1920 è stato incendiato, con un complotto astuto e vile, dai fascisti ma è stato ricostruito e oggi ospita la facoltà  di lingue dell’Università  di Trieste, famosa in tutto il mondo. In quegli anni Fabiani ha fatto amicizia, a Vienna, con Alcide De Gasperi: pare che nel suo studio, per tre mesi, avesse lavorato come disegnatore anche il giovane Adolf Hitler. Quindi Fabiani ha insegnato composizione architettonica al Politecnico di Vienna.
La guerra lo ha colto al colmo della sua attività . Arruolato nei reparti della sanità , al termine di quell’orrendo massacro concluso con la rovina di città  intere, l’architetto ha rifiutato la cattedra di professore ordinario al Politecnico di Vienna, tornando in Italia per dedicarsi alla ricostruzione di Gorizia e di altre cittadine del circondario. Gli sono stati offerti vari incarichi ma si è scontrato con numerosi avversari, nemici subdoli annidati nelle amministrazioni comunali, a causa della sua origine per metà  slovena.
Il fascismo stava dilagando e, fino a quando non si è iscritto al Fascio, Fabiani non ha trovato un lavoro serio. Dopo, lentamente, la sua carriera si è riavviata e nel 1934 è stato persino nominato podestà  del suo paesino, San Daniele del Carso. Per prima cosa ha voluto costruire delle fortificazioni nella bellissima cittadina, uno dei luoghi più armoniosi e quieti della regione. Intendeva preservare il luogo dalle violenze ma tutto fu vano. Negli anni della Seconda guerra mondiale prima i nazisti e poi i partigiani di Tito hanno messo a ferro e fuoco San Daniele demolendo, bruciando e facendo saltare in aria le fortificazioni e alcuni edifici importanti. L’archivio di Max Fabiani è andato distrutto e con esso tanti documenti preziosi riguardanti la sua attività .
Quindi ha lasciato Staniel, nel frattempo assegnato alla Jugoslavia, trasferendosi a Gorizia. Da là  è continuata la sua corrispondenza con la giovane ceramista triestina Neera Gatti, alla quale ha inviato centinaia di cartoline dipinte a mano da lui stesso e cui ha affidato anche il restauro degli affreschi di una chiesa a San Daniele. Nel secondo dopoguerra è stato autore di piani regolatori, restauri di edifici (per esempio di San Pietro in Vincoli a Roma, dove si trova il famoso Mosè di Michelangelo). De Gasperi, durante una sua visita a Gorizia, dovette farlo cercare dalle autorità  cittadine: viveva ai limiti dell’indigenza, appartato. Gli fu offerta dal suo vecchio amico la nomina di senatore a vita, ma il quasi novantenne architetto rifiutò (caso ben diverso dall’oggi!) per continuare a contemplare la natura dei monti circostanti, far progetti per l’Europa dal Danubio all’Adriatico, inventare macchine per camminare e volare, scrivere favole, poesie, saggi filosofici. Restaurò a Venezia la casa della sua giovane amica ceramista Neera Gatti e morì a Gorizia, nel suo piccolo appartamento, a 97 anni, in pace e serenità . A Trieste, la casa Palmer da lui progettata è in centro, in piazza della Borsa: con le grandi foglie che decorano la facciata, tutt’oggi è ritenuta uno degli edifici più belli.
Per molti versi la vita e le opere di Fabiani sono l’esempio di un possibile buon governo dell’Europa unita e del mondo stesso.


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