Monti e Bersani, duello sulla manovra

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DAVOS — Monti attacca la Cgil e avverte Bersani: «Attenzione a non spaventare i mercati con la storia della polvere sotto il tappeto». Il segretario Pd replica subito: «I mercati sanno leggere e scrivere», la linea del premier sul sindacato è «pericolosa». Inutili pure le insistenze per emarginare Vendola: «Mollarlo? Non esiste. Se lo tolgano dalla testa».
Ed è polemica a distanza tra il candidato premier di Scelta civica e il leader dei democratici. Un botta e risposta che si consuma tra Davos e Roma in un crescendo di toni, frecciatine, stoccate. La campagna elettorale s’arroventa. Per la prima volta la politica irrompe nel tempio dell’economia e della finanza mondiale.
Proprio davanti al Gotha dei banchieri e dei manager più importanti del mondo, Monti fa sapere che in Italia c’è un sindacato la Cgil, appunto – che «frena» le riforme. «Ha resistito decisamente al cambiamento e non ha firmato accordi che gli altri hanno firmato. Questa cultura va cambiata». Ma come è possibile che un sindacato abbia un potere di blocco così? «No, non blocca, non è più come un tempo. Però è un fattore di ostacolo e di ritardo, creando difficoltà  ». Da Roma, Bersani non perde
tempo: «La Cgil ha milioni di iscritti: quando governi tutti i sindacati sono figli tuoi. Ed è ridicolo attribuire a Corso Italia l’eterodirezione del Pd. Mi stupisco che una personalità  come Monti vada dietro a cose insufflate dalla destra».
Fosse solo la Cgil. Ci sono di mezzo appunto anche le battute del leader democratico su polveri e tappeti che nella visione del Professore «suonano sinistre per i mercati, dando l’idea che ci siano cose nascoste nel bilancio pubblico ». Meglio dunque «non parlarne ». La risposta di Bersani è secca: «Non ci sono zone opache, ma conti da verificare. I mercati sanno benissimo che io, se tocca a me, rispetterò i patti. Garantiremo il pareggio di bilancio al netto dei cicli e se ci saranno dei problemi li affronteremo ». Non potevano mancare le divergenze sugli “esodati”. Bersani gradirebbe che «nell’agenda Monti ci fosse almeno scritta questa parola»: «Ci hanno bacchettato dicendo che noi non siamo tecnici e poi si è visto chi è tecnico… ». E comunque, lui non accetta di «farsi fare le pulci» da chi ha creato il problema. Il Professore risponde compulsando il suo telefonino dove c’è copia di una lettera del direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, inviata al ministro Fornero. «Dice che non ci sono ulteriori statistiche che non siano quelle già  pubblicate. Ovvero che si tratta di 140 mila persone per le quali è stata provveduta la salvaguardia ». Quanto all’agenda, «è in corso di completamento con molti contributi della società  civile».
Non ci sono rintuzzi diretti, invece, sulle alleanze del domani, anche se, si sa, Monti vorrebbe emarginare dal Pd le “ali estreme”, come Sel, considerate inconciliabili con la spinta riformista che serve al paese. Ma Bersani non molla Vendola e tantomeno le figure di sempre come D’Alema e Veltroni: «Non andranno in pensione, ne avremo bisogno». In compenso, dai microfoni di Davos, il leader di Scelta civica manda un messaggio velenoso a «un partito di destra», così lo chiama, che ha «resistito» sulla legge anti-corruzione. Per il dopo voto bisognerà  «trovare una unione tra chi è a favore delle riforme per fare di più». Chissà  che avranno capito i top manager seduti in sala, impegnati a interrogarsi sull’eurocrisi. Di certo, neppure la neve che ricopre la montagna incantata di Thomas Mann riesce a raffreddare i toni della competizione elettorale.


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