Eritrea, prove di golpe: “Rilasciate i detenuti politici”
UN TENTATIVO di golpe o una «mossa kamikaze». A tarda sera, dopo che nella giornata di ieri un centinaio di soldati ha assaltato il ministero dell’Informazione ad Asmara, le notizie che filtrano dall’Eritrea, uno dei Paesi più isolati al mondo, sono ancora contraddittorie. Quello su cui le fonti concordano è che un gruppo di disertori, col sostegno di due blindati, avrebbe assediato il ministero delle Comunicazioni, situato su una collina che domina la capitale. Da lì vanno in onda i soli media autorizzati in Eritrea. I soldati avrebbero anche preso in ostaggio una settantina di dipendenti del ministero, tra cui la figlia del presidente. Alle 10 locali, mezzogiorno in Italia, la tv di Stato Eri-Tv trasmette un breve comunicato. «Faremo liberare i prigionieri politici e i transfughi. Faremo entrare in vigore la Costituzione ». Appena due frasi e il segnale scompare. Ma l’allusione è chiara.
Nelle carceri del Paese governato da Isaias Afeworki sin dal 1993, sono detenuti tra 5mila e 10mila detenuti politici. E la Costituzione adottata nel 1997 che prevederebbe un sistema multipartitico ed elezioni libere è stata sospesa da quando un nuovo conflitto ha contrapposto il Paese con l’Etiopia tra il 1998 e il 2000. I partiti d’opposizione sono vietati, i dissidenti imprigionati arbitrariamente. Torture, esecuzioni sommarie e cicliche purghe mediatiche fanno dell’ex colonia italiana il 177esimo su 187 nell’Indice di sviluppo umano del Programma dell’Onu per lo sviluppo e l’ultimo nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa.
Nel Paese vi sono più soldati per cittadino che in ogni altro Stato al mondo, eccetto la Corea del Nord. E il potere è di fatto in mano all’esercito, formato essenzialmente da ex veterani del conflitto trentennale con l’Etiopia. Ma il dissenso cresce anche tra le fila delle forze armate.
Il fallito golpe di Stato di ieri sarebbe stato proprio «il tentativo isolato di alcuni soldati frustrati », ha spiegato all’Associated Press Martin Plaut, esperto del Corno d’Africa dell’Istituto britannico di Studi sul Commonwealth. «Ma non è stato portato avanti in maniera coordinata. Si sono impadroniti della tv statale, sono riusciti a trasmettere un comunicato, ma il governo continua ad avere funzioni ». A fine giornata le forze governative circondano l’edificio, segno che l’azione dei disertori sarebbe fallita. L’unica prova del tentato golpe è un carro armato di fronte al ministero delle Informazione, mentre nelle strade regna la calma.
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