Il presidente e la cancelliera la “Framania” che scricchiola

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BERLINO. Una cancelliera e un presidente, fianco a fianco. Lei in abitopantalone, e le bionde, giovani consigliere in cappotto Burberry, poliglotte ed esperte di rock music, un passo dietro. Lui in grisaglia, seguito dall’ufficiale dell’Armée de l’Air con la valigetta nera dei codici di lancio. Dal cielo sopra Berlino cade la neve. Comincia così l’evento unico della “Framania” che si autocelebra, in mancanza di meglio per l’Europa. Francia e Germania oggi divise su quasi tutti i grandi temi del momento, dal Mali alla crisi dell’euro, vogliono restare insieme per forza, cinquant’anni dopo lo storico Trattato dell’Eliseo con cui Adenauer e de Gaulle, il dc incarcerato dalla Gestapo e il
resistant, sancirono il dovere della pace per sempre dopo secoli di guerre. Due generazioni sono tante, te lo dicono i volti degli invitati: troppi assenti spazzati via dal tempo tra i protagonisti di ieri. E manca la commozione di quando nel 1984 il socialista Mitterrand e il democristiano Kohl si tennero a sorpresa mano per mano a Verdun, carnaio del primo conflitto mondiale, per promettersi «mai più guerre». Qui, con Berlino anziché Parigi luogo dell’evento, per la prima volta hai governi ma anche i due Parlamenti al completo. Sotto la luminosa cupola regalata da sir Norman Foster al Reichstag, Bundestag, Assemblée nationale e i ministri lavoreranno insieme per un giorno, e poi intoneranno la Marseillaise e il Deutschlandlied, cantati l’un control’altro con odio in trincee e battaglie.
Giornata particolare oggi a Berlino. Devi pesare col bilancino ogni gesto di Angela e Franà§ois. Molto li divide, ma proprio adesso — entrambi davanti ad elettori delusi — vogliono mostrarsi uniti. Come Adenauer e de Gaulle, quando fecero la pace tra due paesi allora non uguali. Il rapporto di forza si è rovesciato, ti sussurrano timidi sotto la neve i consiglieri diplomatici di “Angie” e dell’Eliseo. Nel fatidico 1963, ricorda un consigliere di Kohl che incontro tra la folla, fu de Gaulle forte a tendere la mano al nemico sconfitto. «Prima di prendere ogni decisione, guardiamo tre volte la bandiera francese per ispirarci, ci diceva Adenauer». Oggi, è tutto capovolto, «e noi tedeschi facciamo di tutto per non dirlo, ma il loro declino ci inquieta ». Interviene Wolfgang Schaeuble, decano dell’Europa. «Noi abbiamo rinunciato a essere una grande potenza sulla scena internazionale», scandisce. Come a dire: lasciamo quei ruoli in Europa al grande alleato francese e al Regno Unito, siamo numero uno col nostro soft power, export, spread e il miglior welfare del mondo.
Parla sottotono, la Germania di “Angie” e Schaeuble, ma conta di più, come il Teddy Roosevelt del «parlar sottovoce con un grosso bastone in mano», lo leggi negli occhi di tutti. Mezzo secolo dopo quella pace storica, concordano sotto la neve francesi e tedeschi, quasi tutto sembra dividere i due coniugi per forza. Berlino preme per più rigore, Parigi per più crescita. E cinque ore di volo più a Sud, sorgono altri Muri: piloti, legionari e parà  francesi muoiono al fronte in Mali, i tedeschi partecipano fornendo solo due vecchi turboelica, la metà  dell’aiuto dato dal piccolo Belgio. La memoria divisa del dopo-riconciliazione la cogli in ogni frasetta passeggiando tra le due delegazioni. Dal no di de Gaulle a Londra in Europa fino al salvataggio del franco da parte della Bundesbank, che nemmeno tra gli amici Schmidt e Giscard raccolse ringraziamenti. O fino alla riunificazione, che Mitterrand fino all’ultimo non voleva.
Decenni lontani, andiamo avanti, esortano diplomatici dei due paesi. Ma al futuro manca il pathos di Kohl e Mitterrand a Verdun o il pragmatismo Giscard- Schmidt, e la realtà  pesa come un macigno: l’economia federale esporta, i suoi global players sono più forti che mai, la Francia perde colpi. Weltanschauungen troppo diverse, ti dicono nella cerimonia sotto la neve, dividono i coniugi per forza: dirigismo protezionista o welfare più mercato globale, intervento militare facile o riguardo a elettori pacifisti nel midollo. Lo spettro, mormora un esperto della Difesa tedesca, è il declino industriale ed economico francese. La festa per forza fuga per un momento gli incubi: tutti insieme per la prima volta sotto la cupola del Reichstag. La coppia in crisi s’aggrappa disperata a simboli e ricordi come speranze, per ispirare il Continente.


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