Anno nero dell’auto in Europa, Italia la peggiore

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TORINO — Il mercato europeo dell’auto perde un milione di vendite in un anno e si assesta a 12,5 milioni, la quota più bassa da 17 anni a questa parte. I dati ufficiali dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, confermano a livello continentale i pessimi segnali dei mercati nazionali. Vanno male i francesi (meno 13,9), gli spagnoli (meno 13,4), addirittura i tedeschi (meno 2,4). Ma è il mercato italiano a fare peggio di tutti crollando del 19,9 per cento e perdendo così un’auto su cinque vendute nel 2011. L’unica eccezione tra i cinque grandi mercati del Vecchio Continente è l’Inghilterra che cresce del 5,3. «Questo accade perché ad essere colpiti sono i mercati della zona euro dove sono state adottate politiche recessive», dice il Centro Studi Promotor di Bologna. Anche l’Unrae, l’associazione dei costruttori stranieri che operano in Italia, osserva nel suo comunicato che «il peso fiscale sulle famiglie » ha penalizzato il mercato delle quattro ruote.
Se il mercato italiano è quello che va peggio, è naturale che sia penalizzato chi è leader nel Bel paese. Questa è la filosofia con cui a Torino commentano il 2012 difficile per i marchi del gruppo. Del milione di auto perse da tutti i costruttori in Europa, ben 150 mila arrivano dai marchi del gruppo del Lingotto. Sono centomila vetture Fiat, 40 mila Alfa Romeo e 10 mila Lancia. Unica nota positiva è quella della Jeep che nei 12 mesi sale di cinquemila unità  vendute. Continua ad essere in testa al segmento A, quello delle piccole utilitarie, la Fiat Panda. Un risultato importante perché da quest’anno le Panda verranno prodotte tutte a Pomigliano, essendo cessata la produzione della classic in Polonia. Proprio ieri il premier Monti ha ricordato che «Fiat ha dei doveri nei confronti dell’Italia».
Con i risultati del mercato europeo va a posto il puzzle delle principali aree geografiche in cui opera il gruppo del Lingotto. E si possono così valutare i pesi di ognuna delle fette della torta delle vendite complessive. Negli Stati Uniti Fiat Chrysler vende 1.651 mila automobili, più del doppio delle 798 mila che vende in Europa. In Brasile il Lingotto vende 838 mila pezzi, e la fetta di torta brasiliana vale da sola quanto quella del Vecchio continente. Il Canada pesa per 240 mila immatricolazioni. Nei suoi mercati principali Fiat Chrysler vende 3,5 milioni di auto. Di queste 451 mila sono immatricolate dai concessionari italiani. In sostanza la fetta di torta del mercato nostrano è relativamente piccola: vale solo il 12,8 per cento del totale.
La situazione non promette di modificarsi in meglio nei prossimi anni. Perché è certamente possibile, come ormai prevedono molti osservatori, che nel secondo semestre dell’anno il mercato europeo cominci a dare segnali di risalita e che anche in Italia, come suggerisce il Promotor, dopo le elezioni si torni dai concessionari. Ma è certo che, superate le difficoltà  iniziali, nei prossimi anni dovrebbe aumentare molto il peso del versante asiatico del gruppo, specie dopo la partenza della produzione della Viaggio e, in futuro, della Jeep. E’ anche con questo ruolo ridotto del mercato Italia nel fatturato complessivo del Lingotto che bisogna fare i conti, a partire dai sindacati che oggi firmeranno l’ennesimo contratto separato alla Fiat. Anche se le 451 mila vendite italiane sono comunque più della metà  della fetta europea. E questo è una altro segno di difficoltà  di Torino nel Vecchio Continente: fuori dall’Italia la quota del Lingotto in Europa è del 3 per cento, meno della metà  del 6,4 che si ottiene includendo le vendite nella Penisola.


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