Da Bombassei alla Vezzali Nelle prime linee anche le coop bianche

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ROMA — L’intenzione era quella di annunciare in blocco i nomi della squadra parlamentare ma, alla fine, anche il professor Mario Monti si è adeguato al metodo Bersani che per settimane ha proposto un candidato di rilievo al giorno. Così anche il capo della coalizione di centro ha ufficializzato i primi nomi della società  civile inseriti nelle due liste montiane che verranno presentate al Senato e alla Camera. Eccoli, i primi candidati selezionati: il dirigente di Confindustria Alberto Bombassei, l’olimpionica di scherma Valentina Vezzali, il direttore de «Il Tempo» Mario Sechi, il presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni, il presidente della Confcooperative Luigi Marino.
La squadra di Monti, dunque, inizia a prendere forma anche se la trattativa interna alla coalizione di centro non è ancora chiusa. Il vertice notturno tra Monti, Fini e Casini non ha dato gli esiti sperati e quindi ancora ballano i delicati equilibri per la lista comune che montiani e centristi condividono al Senato. Il ministro Andrea Riccardi, che ha il compito ingrato in queste ore di tenere i contatti con i candidati in quota Monti, minimizza: «I rapporti con Fli e Udc sono ottimi». E anche Casini convoca i cronisti per negare che l’altra notte si sia vista alla Camera una trattativa dura fra i tre azionisti della lista Monti: «Non ci sono trattative, il clima è ottimo. Noi dell’Udc avremo zero senatori, al Senato faremo il gruppo unico». E questo il leader dell’Udc lo dice per tagliare le gambe a chi va dicendo che lui vuole una pattuglia di 10-15 senatori fedelissimi con la prospettiva di crearsi un gruppo autonomo a Palazzo Madama.
Al centro tutti minimizzano i contrasti. Ma la squadra al completo non esce allo scoperto perché ci sono ancora posizioni da limare. In Toscana, per il Senato verrebbe candidato come capolista il costituzionalista Stefano Ceccanti (parlamentare in carica del Pd che non ha partecipato alle primarie, escluso da Bersani dal listino) che però andrebbe a pestare i piedi al candidato di Italia Futura (l’associazione di Luca di Montezemolo). In Emilia, poi, per Palazzo Madama ci sarebbero ai primi posti Luigi Marino (Confcooperative con grandi simpatie per l’Udc) e Mauro Libè parlamentare uscente della squadra di Casini. E ieri sera alla Camera si poteva incontrare l’economista Giuliano Cazzola (ex Pdl) che osservava con aria sconsolata: «Non ho notizie che mi riguardano….». In Lombardia invece — dove il professor Roberto D’Alimonte accredita 6 senatori per la coalizione di centro – ci sono in testa di lista l’economista Pietro Ichino e l’imprenditore Santo Versace. Franco Frattini, poi, pur avendo detto che tornerà  al Consiglio di Stato, avrebbe chiesto un posto in lista a Roma o in Veneto. Resta da vedere se dalla selezione affidata da Monti al commissario Enrico Bondi riusciranno a passare Alfredo Mantovano e Beppe Pisanu (che è in parlamento da più di tre legislature).
Ci sono anche i 10 parlamentari che per seguire Monti hanno realmente abbandonato il Pdl. Guidano il gruppo di Italia libera Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio, che tengono rapporti quotidiani con il ministro Riccardi: «Lui continua a darci notizie rassicuranti», dice Stracquadanio lasciando intendere però che loro non sono affatto tranquilli. Perché il tempo passa e la struttura territoriale degli ex Pdl, mobilitata per la raccolta delle firme, si sta sfibrando nell’incertezza. E poi, aggiungono gli ex pidiellini, «hanno impedito la formazione di una lista di Italia libera alla Camera perché c’è stato il veto di Fini». Il meccanismo del miglior perdente di ogni coalizione, infatti, premia un solo partito e quel «bonus» previsto dal Porcellum probabilmente dovrà  essere utilizzato alla Camera da Fli se la lista non supererà  il 2% a livello nazionale.
Oggi si apre la giornata decisiva per la lista unica di centro prevista al Senato. Fli chiede 5 senatori sicuri (Della Vedova, Bongiorno, Bocchino, Consolo, Menia), mentre l’Udc (che porta al Senato Buttiglione, Cesa e Casini, con l’aspettativa, si dice, di quest’ultimo di contendere la presidenza di Palazzo Madama ad Anna Finocchiaro del Pd) ritiene di meritarne almeno 15. Ma con questi calcoli quanti senatori rimarrebbero per la quota Monti che, tra l’altro, deve prendersi in carico «società  civile» ed ex Pdl?


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