E il fondo sovrano di Pechino ora mira alla Mercedes

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E chissà , anche per spronare la produzione di auto di lusso nella Repubblica popolare, attraverso un rafforzamento dell’asse sino-tedesco, molto coltivato dalla cancelliera Angela Merkel grazie ai viaggi in Cina con numerosi top manager, fra cui il ceo di Daimler Dieter Zetsche.
La notizia, rimbalzata ieri mattina dal quotidiano statale cinese People’s Daily, considerato il portavoce del Partito comunista, citava insider come fonti. E ha lanciato quindi un segnale di attendibilità  alle sale cambio di tutto il mondo — il titolo ha guadagnato il 2% — appena scalfito dal britannico Financial Times, secondo il quale l’accordo non è imminente.
Comunque sia, il mercato cinese dell’auto promette quest’anno di diventare il maggiore al mondo, con 19,6 milioni di veicoli prodotti. E quindi l’interesse di Cic è visto a Stoccarda come una manna dal cielo, anche perché (si dice nei maggiori portali online) Zetsche ha bisogno urgente di un nuovo grande investitore, da quando il fondo sovrano di Abu Dhabi Aabar si è ritirato dall’azionariato di Daimler nell’ottobre 2012. Da allora, le critiche si sono moltiplicate e, ad esempio, il mensile economico Manager Magazin, in novembre si era chiesto se «i top manager rovinano il marchio Mercedes?».
Forse non è un caso se pochi giorni fa Zetsche in un’intervista alla Bà¶rsen-Zeitung ha spiegato che il colosso intende «recuperare» in Cina, spronando le vendite di veicoli, finora non proprio soddisfacente (198 mila auto), per battere la concorrenza di Bmw e Audi entro il 2020. E a riprova della virata strategica ha riorganizzato le vendite in Cina, insieme al partner cinese Baic, e ha creato a Stoccarda una divisione «Cina» ad hoc.
Zetsche ha anche giudicato «benvenuti» gli investitori cinesi. D’altra parte, il colosso cinese Cic investe parte delle riserve della madre patria in grosse aziende del globo (persino nell’aeroporto di Heathrow), ma limitandosi, finora, a partecipazioni di minoranza, per non suscitare le sensibilità  degli altri Paesi. Niente di meglio per Daimler, che a differenza degli altri colossi dell’auto, come Volkswagen o Bmw, non ha grandi azionisti di famiglie potenti come i Piech, i Porsche o i Quandt. E da quando è uscita di scena Deutsche Bank come azionista forte che si teme possa emergere un azionista ostile, soprattutto in tempi di crisi e di quotazioni basse.


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