Le primarie incoronano la sinistra del Pd

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ROMA — I risultati ufficiali delle primarie che hanno avuto luogo lo scorso weekend per scegliere i prossimi candidati parlamentari del Pd saranno, con tutta probabilità , resi noti oggi. Però nel partito si fanno già  i bilanci del peso conquistato dalle diverse correnti.
Certo, tra chi ha avuto sufficienti consensi per partecipare alle Politiche di febbraio, ci sono tanti nomi nuovi che anche lo staff del Pd nazionale fa fatica a collocare. Ma nessuno discute sul fatto che — non a sorpresa — la maggioranza di Pier Luigi Bersani abbia avuto la meglio, uscendo sostanzialmente rafforzata dalla consultazione. Così come viene dato per acquisito che l’ex principale rivale del segretario, il rottamatore Matteo Renzi, non è riuscito a conquistare molti posti nelle future liste: persino nella sua Toscana sfiora appena un quasi-pareggio, e a Roma si salvano in extremis Roberto Giachetti e Lorenza Bonaccorsi. In Veneto poi, dove è stata eliminata la veterana Maria Pia Garavaglia e resta in bilico la bindiana di ferro Margherita Miotto, la corsa è finita 12 a 2 a favore dei bersaniani.
Ciò che invece potrebbe comportare una variazione degli equilibri interni è il «raccolto» fatto dalla sinistra pd, che trasforma Roma e Torino nelle nuove roccaforti di opposizione all’agenda Monti. Nella capitale infatti stravince Stefano Fassina: il responsabile Economia e lavoro del Partito democratico ha accentrato su di sé 11.762 preferenze, il che equivale a oltre un quarto dei votanti. E, con oltre la metà  dei suoi voti, lo segue Ileana Argentin: «Lo straordinario consenso intorno alla mia candidatura — dichiara — è un importante riconoscimento che non sarebbe stato possibile senza un popolo, il nostro, che orgogliosamente rivendica i valori e la cultura di sinistra». Per quanto riguarda il capoluogo piemontese, il vincitore è Cesare Damiano: le sue radici affondano nella Cgil e nella Fiom, è stato ministro del Lavoro con Romano Prodi e oggi è deputato uscente.
Anche se viene ormai dato per certo che Guglielmo Epifani farà  parte del centinaio di candidati scelti da Bersani, che non hanno dovuto affrontare le primarie, Damiano è l’unico di provenienza Cgil ad avere riportato una forte affermazione: persino Paolo Nerozzi, parlamentare uscente e forte dell’endorsement della Cgil, è stato silurato a Bologna. Che ha lasciato lontano dagli scranni anche l’ex veltroniano e poi montiano Salvatore Vassallo. Mentre, per restare nell’ambito sindacale, l’ex leader della Cisl e deputato uscente Sergio D’Antoni ha incassato la bocciatura dell’elettorato siciliano e viene considerato altamente improbabile un suo eventuale recupero.
Alla crescita della sinistra corrisponde — anche se non in misura proporzionale — un calo dell’area di Dario Franceschini, componente e sostegno della maggioranza bersaniana ma con connotazione ex ppi. Alcuni dei suoi imputano la cosa alle divisioni interne che hanno prodotto troppe candidature e al successo dei tanti nuovi giovani e donne che si sono presentati, facendo così salire il quorum. Fatto sta che, pur avendo incassato buone posizioni in diverse città  compresa Milano con Franco Mirabelli ed Emanuele Fiano, a Roma nessuno dei tre possibili candidati di quest’area ce l’ha fatta a entrare in lista. E farà  una gran fatica a rientrare in Parlamento anche la senatrice uscente Vittoria Franco.
Tra promossi e trombati, l’esito delle primarie viene comunque generalmente accolto senza contestazioni. Fa eccezione la Sicilia, dove la parlamentare uscente e a rischio esclusione Alessandra Siragusa ha presentato ricorso al partito; e dove l’ex presidente dell’Antimafia regionale Lillo Speziale ha segnalato anomalie ai carabinieri durante il riconteggio delle schede.
Fra le curiosità , infine, a Pesaro è sì passato il segretario provinciale (e bersaniano) Marco Marchetti, ma è rimasto fuori Oriano Giovannelli, che è stato il tesoriere del Comitato Bersani delle primarie di novembre per la scelta del candidato di centrosinistra alla presidenza del Consiglio. A Cesena, invece, ha stravinto il più giovane candidato pd d’Italia: Enzo Lattuca, che compirà  25 anni il mese prossimo.


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