Ora Bersani accelera E per il listino chiama Balduzzi e Profumo
ROMA — Pier Luigi Bersani accelera. Dopo il procuratore Grasso, le nuove candidature su cui punta il segretario del Pd sono quelle dei ministri Francesco Profumo e Renato Balduzzi. Il leader del Partito democratico li vorrebbe entrambi nel listino e Vasco Errani li ha già contattati per mandare in porto l’operazione.
Nel frattempo, Bersani, che ritiene la vittoria ormai a portata di mano, mentre soppesa i diversi nomi da mettere nel listino dei garantiti, ha già l’occhio rivolto al futuro. I sondaggi sono più che confortanti. Il Pd è sopra quota 33 per cento (alcune rilevazioni lo danno addirittura al 34,5). Ma il leader sa bene che non basta. Tradotte in seggi queste percentuali attribuiscono al Pd dai 143 ai 150 senatori a palazzo Madama e 287-290 deputati a Montecitorio. Il che significa che nella maggioranza di centrosinistra il peso di Sel sarà determinante. È anche per questo motivo che Bersani ragiona non da ora sulla possibilità di un’alleanza con i moderati, dopo aver conquistato palazzo Chigi. Per quanto Nichi Vendola abbia dimostrato la sua assoluta lealtà nei confronti del segretario del Pd e abbia firmato una carta d’intenti secondo cui le questioni controverse verranno decise a maggioranza, il segretario del Pd preferisce avere sufficienti margini di manovra.
Ma nel futuro del Partito democratico c’è anche un congresso nel 2013. Bersani ha già detto che non si ricandiderà . E Renzi ha ripetuto più volte che a lui quella poltrona non interessa. Ebbene, c’è un nome che potrebbe spiazzare molti critici di Bersani: quello di Fabrizio Barca. In un’intervista al Fatto il ministro della Coesione territoriale non ha nascosto che gli piacerebbe occuparsi del partito. Uno come lui, al di fuori dai giochi di palazzo, ma ancorato a una salda tradizione di sinistra, potrebbe essere l’uomo adatto per guidare il Pd quando Bersani sarà al governo. In più il ministro ha dalla sua un altro notevole vantaggio: è molto stimato anche da Sel. Con lui alla guida del Pd si potrebbe arrivare all’unificazione con il movimento di Vendola.
Ma tutto ciò fa parte del futuro, per quanto prossimo. Nel presente c’è il problema delle candidature che, come sempre, provoca polemiche, tensioni e dissapori. L’oggetto del contendere è il listino, e non solo quello. Chi saranno i fortunati che avranno la garanzia di essere eletti? Si parla del direttore dell’Unità Claudio Sardo, per quanto il giornalista neghi. E dell’esperto di diritto amministrativo Luciano Vandelli. Tra i papabili, inoltre, il giudice anticamorra Raffaele Cantone, il quale però non è stato ancora contattato, e Marco Mancini, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane. In pista anche i giovani esponenti dello staff del segretario: Alessandra Moretti, Roberto Speranza e Tommaso Giuntella.
Ma ci saranno pure dei parlamentari di lungo corso: Beppe Fioroni, Franco Marini, l’ex tesoriere del Pd versione Veltroni Mauro Agostini e Giancarlo Bressa. Nel listino potrebbero essere recuperati la deputata gay Paola Concia e il capogruppo del Pd in commissione Ambiente del Senato Roberto Della Seta. Quest’ultimo è un renziano e, come è noto, il sindaco di Firenze non vorrebbe parlamentari nel listino. Potrebbe essere però lo stesso Bersani a inserirlo. Della Seta ha fatto una grande battaglia sull’Ilva, che è il tallone d’Achille di tutto il centrosinistra, come dimostra anche il fatto che Anna Finocchiaro, candidata alle primarie a Taranto, ieri sia stata contestata proprio nella cittadina pugliese.
Non è solo il listino a creare frizioni all’interno del partito. Anche le primarie indette in fretta e furia hanno provocato problemi e malumori. La senatrice Annamaria Carloni, moglie di Antonio Bassolino, si è lamentata del fatto che il suo partito non la sta sostenendo nella campagna elettorale. E Roberto Giachetti ha messo il dito nella piaga delle primarie: «È significativo che io riceva sms per le candidature di Fassina e Morassut. È bello comprendere che alcuni hanno elenchi e telefoni degli iscritti al partito e degli elettori delle primarie del 25 novembre e altri no. E’ bello sapere che si compete ad armi pari nel Pd…».
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