Mezzo milione di precari in bilico rischiano un capodanno senza rinnovo

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ROMA â€” Mezzo milione di precari rischiano di essere ancora meno tutelati, se possibile. I loro contratti scadono con la fine dell’anno e i datori potrebbero non rinnovarli per evitare poi di convertirli in rapporti subordinati, in base alla riforma Fornero. Oppure di scivolarli verso forme ancora meno garantite, come partite Iva e voucher. Si tratta dei “collaboratori”, i più fragili tra i lavoratori precari, tra l’altro privi di qualunque forma di ammortizzatore, persino delle nuove Aspi o mini Aspi, al loro debutto il primo gennaio 2013.
L’allarme arriva dal Nidil, il sindacato dei lavoratori atipici della Cgil, che per l’occasione lancia una campagna ad hoc: “Capodanno 2013. Non restare da solo”. L’invito, rivolto ai “collaboratori” in scadenza, è di recarsi nelle sedi Cgil per valutare il tipo di contratto e studiare le vie d’uscita possibili. «Il rischio travaso, da sfruttati ad ancora più sfruttati, è serio e preoccupante », conferma Filomena Trizio, segretario Nidil. Nel mirino, all’interno dell’enorme galassia intermittente (2 milioni e mezzo più 5,5 milioni di partite Iva), finiscono i quasi 700 mila collaboratori (coordinati e continuativi e a progetto), di cui il 60-70% “scade” appunto tra quattro giorni. In base alla nuova legge sul lavoro varata a luglio, i nuovi contratti devono essere stipulati con estrema accortezza. Altrimenti scatta la trasformazione automatica in rapporti dipendenti.
Ma quali sono i nuovi e temuti requisiti? Il “progetto” deve essere vero, cioè specifico. Non può coincidere con l’oggetto sociale dell’azienda (una cassiera in un supermercato, ad esempio) né consistere in compiti meramente esecutivi o ripetitivi. Deve essere gestito in autonomia dal lavoratore e collegato a un ben determinato risultato finale. Queste norme, inserite dalla Fornero per scongiurare gli abusi e i lavori dipendenti mascherati, rischiano però in questa fase di peggiorare le condizioni di centinaia di migliaia di precari. Un datore posto di fronte all’alternativa se rinnovare o meno potrebbe essere spinto a rifiutare un altro contratto secondo i nuovi parametri o a proporre meno impegnative “partita Iva” e voucher. «Il punto vero è discutere su come vengono utilizzate queste figure “precarie”, distinguere le vere dalle false e mettere risorse per incentivare la conversione di questi contratti», incalza la Trizio. «Ma il governo Monti non l’ha fatto, decidendo di destinare invece due miliardi alla produttività . Così la norma Fornero, sé corretta, senza strumenti di accompagnamento, ora potrebbe lasciare per strada mezzo milione di precari».
Senza lavoro e senza Aspi né mini-Aspi, dunque. Il nuovo ammortizzatore sociale, in vigore dal 2013, tutela i soli lavoratori privati dipendenti, apprendisti compresi, con almeno due anni di anzianità  contributiva e un anno di contributi versati nel biennio. È pari al 75% delle retribuzioni fino a 1.180 euro mensili. Al 25% della parte eccedente per quelle sopra, fino a un massimo di 1.119, 32 euro. Dura 12 mesi per chi è sotto i 55 anni, 18 mesi per gli over 55. Ma dopo i primi 6 mesi cala del 15% e di un altro 15% dopo il primo anno. Pessime notizie, intanto, sul fronte occupazione: un rapporto di Datagiovani, anticipato da Repubblica. it nei giorni scorsi, riferisce che i neoassunti giovani del 2012 sono più precari e sovraistruiti, lavorano di più in orari “asociali” ma pagati meno. Rispetto al primo semestre 2007, tuttavia, le assunzioni sono diminuite del 20% e solo uno su 4 è stabile.


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