Tasse, comuni, e famiglie: che cosa cambia

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ROMA — Un solo articolo, 560 commi, un impatto finanziario passato, in 66 giorni di lavori parlamentari, da 15 a 32,4 miliardi. La legge di Stabilità , che la Camera ieri ha approvato definitivamente con 309 voti favorevoli, 55 contrari e cinque astenuti, è molto diversa da quella che era stata presentata dal governo Monti il 16 ottobre scorso, e che conteneva un primo tentativo di ridistribuire il carico fiscale. Un approccio contrastato da tutte le forze parlamentari che alla fine hanno trovato un compromesso politico e cambiato del tutto l’impostazione voluta dall’esecutivo, cancellando ad esempio la modifica delle aliquote Irpef e riducendo l’impatto dell’Iva.
La discussione è stata lunga e ha messo alla prova quella «strana maggioranza» che nel frattempo appariva sempre meno coesa. Così, quando il governo ha cominciato a scricchiolare e le dimissioni di Mario Monti si sono fatte più probabili, è stato il presidente della Repubblica a fare della legge di Stabilità  l’argine invalicabile della legislatura: il documento finanziario va approvato entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio, poi le Camere potranno essere sciolte, è stato il suo diktat.
Da quel momento in poi la legge di Stabilità  è tornata a essere simile alle Finanziarie degli anni passati, nel senso d’imbarcare norme di ogni tipo, a cominciare da due interi decreti, il «milleproroghe» e il «salva-infrazioni» che sono stati inghiottiti dalla Stabilità  per non andare persi. E poi la solita pioggia di microfinanziamenti che hanno trovato miracolosa copertura in fondi di vario genere e natura.
Un’esperienza che non dovrebbe ripetersi nella prossima legislatura, visto che il Senato, nella sera di giovedì, ha approvato definitivamente anche la legge di attuazione del pareggio di bilancio in Costituzione, che rende ancora più rigide le regole di contabilità , con l’arrivo di un Organismo indipendente dei conti, e con la sperimentazione del budget a «base zero» dal 2014.
La Camera, che ieri ha confermato la fiducia al governo con 373 sì, 67 no e 15 astenuti, non ha potuto cambiare nulla rispetto a quanto approvato dal Senato. Secondo i deputati, bloccati nella loro iniziativa dall’improvvisa crisi di governo, Tesoro e Ragioneria generale dello Stato sarebbero stati meno rigorosi con i senatori che non con loro.
I più scontenti però paiono i Comuni: il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, ha scritto una lettera a tutti i sindaci italiani per «riassumere i risultati ottenuti» e invitare i Comuni a non approvare il bilancio di previsione, il cui termine di approvazione è differito al 30 giugno, in attesa di poter esercitare nuove pressioni sul nuovo esecutivo per allentare il Patto di Stabilità  interno.


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