Donne anziane, “il problema più grave è la povertà ”
ROMA – Essere donna anziana oggi, che percezione si ha del proprio corpo e dello stato di salute; quanto conta il pregiudizio di chi pensa che affettività e sesso non sono per gli anziani; le violenze psicologiche e fisiche dalle donne anziane; quanto l’età anziana femminile è esposta a situazioni di disagio economico e di povertà . Tutti questi aspetti sono stati esplorati da Auser Nazionale in sei focus group, realizzati in 6 diverse città italiane (Ancona, Genova, Napoli, Pescara, Rovigo e Udine) nel periodo compreso tra maggio e settembre 2012. Sono state coinvolte circa 100 donne volontarie Auser con prevalenza delle ultra60enni, circa il 70%, mentre la restante quota era costituita soprattutto da over 50.
I risultati di questa indagine qualitativa di carattere sperimentale, verranno presentati a Roma in occasione di un convegno nazionale lunedì 17 dicembre a partire dalle ore 14 presso il Centro Congressi delle Carte Geografiche. Parteciperanno, fra gli altri: Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Claudia Bassanino medico chirurgo e ginecologa; Carla Cantone segretario generale Spi Cgil; Vera Lamonica segretario nazionale Cgil. Conclude i lavori Michele Mangano, presidente nazionale Auser.
L’obiettivo era quello di acquisire elementi conoscitivi su alcune tematiche che l’Auser considera prioritarie per mettere in campo e promuovere iniziative di sensibilizzazione. Le donne anziane oggi: attive in famiglia e presenti nel volontariato; vivono più a lungo ed hanno un reddito più basso rispetto agli uomini. Nelle poche ricerche disponibili, per diversi aspetti le donne anziane italiane risultano attive nella rete familiare, centrali nei flussi di scambio fra le generazioni, presenti nelle attività di volontariato, facendo emergere i contorni di un’età anziana più disponibile a fornire piuttosto che a ricevere aiuto. Nel 2009, si calcola che sono state prestate 3 miliardi di ore di aiuto informale, 2,2 miliardi delle quali sono state prestate da donne. Le donne anziane sono mediamente poco scolarizzate, caratteristica che non sarà prevalente in coloro che saranno in quelle classi di età fra vent’anni; hanno aspettative di vita maggiori ma anche più anni di vita afflitti da disabilità rispetto agli uomini (5 anni con gravi disabilità rispetto ai 2 degli uomini). Presentano un reddito molto più basso di quello degli uomini; inoltre, le abitazioni delle donne anziane italiane sono molto modeste e spesso più insoddisfacenti di quelle degli uomini anziani.
Per quanto riguarda la violenza sulle donne anziane, in Italia non disponiamo ancora di un quadro preciso del fenomeno della violenza contro le persone anziane e le donne nello specifico. Tuttavia vi sono diverse fonti indirette, di natura istituzionale e provenienti dal patrimonio dell’associazionismo femminile (centri anti violenza e Casa delle donne), che delineano il fenomeno come diffuso e in continua espansione (condotte attive ma anche omissive) in relazione a diverse cause e variabili. Limitazioni, maltrattamenti e forme di esclusione nelle condizioni di vita femminile anziana trovano molti silenzi e reticenze nella rappresentazione sociale e nelle culture professionali ancora intrise di stereotipi di genere, di pregiudizi sulla vecchiaia e, data la scarsità di risorse pubbliche, di forti obbligazioni familiari. I risultati emersi in alcune indagini, tuttavia, sottolineano alcune preoccupanti recenti linee di tendenza. le donne anziane sono un gruppo vulnerabile perché hanno più difficoltà nel difendersi, nel chiedere aiuto, meno consapevoli dei loro diritti e spesso molto spaventate da progettare una vita lontane da chi le aggredisce frequentemente. Sono anche poco consapevoli di che cosa sia la violenza, dal momento che hanno spesso considerato il maltrattamento dei familiari come una modalità relazionale, proprio in quanto donne. C’è il rischio inoltre che la recessione economica e i tagli alle politiche di Welfare aumentino la pressione economica sulle famiglie incrementando il rischio della vulnerabilità delle persone anziane e con esso il rischio di maltrattamento. Le diseguaglianze sociali possono aumentare le discriminazioni di genere anche tra le persone anziane causando differenti tipi di violenze.
I risultati dei focus group. Le testimonianze hanno lasciato intravedere che la donna anziana ha enormi potenzialità in termini di energia fisica e psichica e di sviluppo di relazioni sociali e affettive con gli altri e con il partner. In tante testimonianze, le partecipanti hanno sostenuto che quando si è anziane si può avere “un’enorme energia positiva”, utile a se stesse e agli altri; più di una ha affermato che “la donna anziana è più affettuosa e sensibile rispetto al passato”. Allo stesso modo c’è stato accordo sulla importanza della sessualità per la vita della donna anziana. “Si vive in modo diverso rispetto al passato, magari con qualche cautela e accorgimento in più, ma è parte integrante della mia vita, in certi casi è appagamento”, ha spiegato Francesca, 67 anni. Per le partecipanti, la sessualità è un tema “naturale” della donna, anche di quella anziana. Dice Marilena, 64 anni, “l’affettività alle persone anziane manca molto, siamo abituati a pensare che l’amore o l’affetto sia destinato solo ai giovani, il bisogno di affetto non finisce mai, quanto è importante allungare la mano e trovare la persona”. E’ emerso, però, che quando energia e consapevolezza sono presenti, allora è più facile che la donna possieda un buon livello di scolarizzazione oppure abbia alle spalle un’attività lavorativa o esperienze socio-culturali che le hanno consentito di sviluppare percorsi di vita interiore “autonomi”.
Non c’è una comunicazione piena, in senso bidirezionale, tra genitori anziani e figli. “Vieni ascoltata davvero solo se stai male, per il resto devi essere utile, me ne accorgo quando in famiglia si devono prendere decisioni importanti, non vengo coinvolta”, sostiene una donna. Un’altra: “In casa spesso la donna anziana è apprezzata solo come sostegno per i figli e i nipoti, le sue opinioni contano poco”. Spesso i figli non accettano i bisogni della madre anziana, “non vedono di buon occhio che la madre vedova possa rifarsi una vita, è una questione di soldi ma anche puro egoismo”. Ha detto Tiziana, 58 anni: “penso sempre alla storia di mia madre, in famiglia ormai non ha voce in capitolo, ma è una persona saggia. Infine, il rapporto con i figli è vissuto con preoccupazione anche per il fatto che numerosi giovani, in gran parte appartenenti ai nuclei familiari di origine, non lavorano o sono disoccupati per effetto dei recenti processi di crisi.
“E’ il problema più grave in questo momento”, hanno sostenuto in molte. Povertà e stenti economici caratterizzano fortemente la condizione attuale della donna anziana, poco protetta dal sistema previdenziale a causa delle forti ineguaglianze interne alla struttura occupazionale. Si è posto l’accento sulle donne anziane istituzionalizzate, ma anche sugli effetti che la povertà può avere sulla percezione di sé della donna. La povertà è più che una semplice mancanza di reddito: è anche mancanza di sicurezza, di voce, di scelte. La voce delle donne povere, specie se anziane, raramente viene ascoltata. La povertà si manifesta in diverse forme e colpisce le persone in maniera differente. Le donne subiscono gli effetti della povertà in maniera particolare a causa del loro ruolo nella società , nella comunità e nella famiglia.
In generale, tuttavia, dagli incontri è emersa in ogni momento la consapevolezza che la donna anziana, in quanto donna, ha in sé molte risorse per far fronte ai problemi della vita e ai condizionamenti culturali. “Si tratta di aiutare le altre donne a far uscir fuori questa consapevolezza”. Si tratta di dar vita a un nuovo modo di rappresentare le donne anziane e di fare volontariato, volto a far crescere consapevolezza e responsabilità dentro e fuori dell’organizzazione. Le donne anziane non sono vittime passive. Possono essere cittadine partecipi e attiviste, possono organizzarsi, chiedendo giustizia e riconoscimento delle responsabilità . Secondo Amnesty le donne spesso sono gli agenti del cambiamento più affidabili e di successo, non solo per famiglie e comunità ma per tutta la società . Gli esempi di questo cambiamento positivo possono essere trovati in ogni parte del mondo.
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