Il furore della depressione

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Uomini che non sopportano di non dominare più le donne, uomini che non sopportano di non riuscire a orientarsi e trovare un senso di sé, che non sopportano di vedersi sfuggire di mano i ruoli e le prerogative patriarcali su cui hanno investito la propria presenza nel mondo. 
Da noi, è la sfera privata che ti va in pezzi, e uccidi chi ti è vicino; negli Stati uniti è la sensazione che sia il mondo intero che ti assedia, e allora forse è anche per questo che la violenza si scatena in spazi pubblici come vendetta sul mondo, e colpisce vittime sconosciute e senza nome nelle strade, nelle scuole o nelle università , che sono quasi l’unica istituzione residua di socialità , quindi il più immediato segno di presenza della sfera pubblica. 
Nell’ultima campagna elettorale si diceva che un candidato che avesse propugnato un qualche limite alla vendita e accessibilità  indiscriminata delle armi avrebbe firmato il proprio suicidio politico. Ho amici in territori marginali e in sacche di povertà  americane che vedono nel possesso delle armi l’unico segno di essere cittadini, il solo diritto di cittadinanza che sentono di esercitare – in un luogo e un tempo in cui salute, casa, lavoro non sono neanche pensati come diritti, e gli altri diritti democratici, dal diritto di parola al diritto di voto, sembrano spesso puramente virtuali o relativamente insignificanti; dove la politica non ti conosce, i media ti ignorano, e il sacrosanto diritto di proprietà  è esploso con la crisi dei mutui che ti cacciano di casa, con la polarizzazione del reddito fra ricchissimi e classe media impoverita, con la intrinseca precarietà  del posto di lavoro. 
«A chi possiamo sparare?» chiede un contadino sfrattato dalla terra, in Furore di Steinbeck, il romanzo dell’altra Depressione: come fai a sparare a una banca? Oggi il nemico è ancora più senza volto, ancora più inafferrabile, il nemico è il mondo intero, e se il cinismo mercantile dell’industria e la follia ideologica della destra ti mettono a disposizione armi letali tu non hai che da allungare le mani e sparare all’impazzata, contro bersagli che non sono nessuno perché rappresentano tutti.


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