Pareggio di bilancio, sì all’unanimità 

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«Approvando questo provvedimento stiamo riscrivendo la costituzione economica del nostro paese». Per una volta Renato Brunetta non è lontano dal vero. Nonostante la liquefazione della maggioranza, la camera dei deputati ha approvato quasi all’unanimità  (442 sì, 6 astenuti e soltanto 3 no) la legge di attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio. Il via libera definitivo ora spetta al senato, che non ha calendarizzato il ddl perché contrario alla composizione a tre membri dell’authority di controllo dei conti pubblici prevista dal provvedimento su richiesta dell’Europa. Nel mirino del Pd (oltre agli ovvii timori di lottizzazzione per un organismo che diventerà  fondamentale nei prossimi sei anni – tanto dura il mandato dei componenti) anche la fonte di nomina degli stessi, che nel testo licenziato a Montecitorio spetta ai presidenti delle camere (ora Fini e Schifani) in un elenco di dieci papabili indicati dalle commissioni bilancio di ciascuna camera a maggioranza dei 2/3 dei rispettivi componenti. Il pressing su Palazzo Madama è destinato a diventare formidabile. L’ultimo e unico compromesso trovato finora è un rafforzamento dei poteri del presidente dell’authorit y sul modello del board della Bce. La notizia – quasi oscurata in Italia – non sfugge però alla Commissione europea che in modo abbastanza inconsueto nella tarda serata di ieri ha chiesto al senato di approvare il ddl «in tempi brevissimi», permettendo così al nostro paese di essere «in linea» con le norme Ue. Non è escluso che un appello simile venga raccolto anche da Napolitano domattina durante il suo saluto natalizio agli ambasciatori stranieri.


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