Ilva, governo pronto per il salvataggio-bis

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«Serve un piano industriale», la Fiom riconferma piena fiducia ai giudici e si costituisce parte civile Aogni ostacolo giudiziario un decreto per risolverlo. Detto fatto. È successo anche questa volta perché per il governo l’Ilva di Taranto non si deve fermare. E così dopo la decisione presa mercoledì dal gip Patrizia Todisco di respingere il ricorso presentato dall’azienda contro il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati (un milione settecentomila tonnellate di materiale considerato «corpo di reato » dalla procura), scatenando la reazione dell’Ilva e la minaccia di far restare senza lavoro 5.000 operai, ieri il governo è corso ai ripari, come del resto aveva annunciato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Un emendamento di poco più di una riga al decreto salva-Ilva che consente all’azienda di rientrare in possesso della produzione bloccata dai pm. L’Ilva, dice il testo dell’emendamento depositato ieri alle commissioni Ambiente, Attività  produttive e Lavori pubblici della Camera, è «autorizzata» alla produzione ed «alla commercializzazione dei prodotti ivi compresi quelli realizzati antecedentemente all’entrata in vigore del presente decreto legge».
Poche parole, sufficienti però ad aggirare per la seconda volta in pochi giorni i magistrati pugliesi. E adesso il governo accelera i tempi per l’approvazione del provvedimento. Ieri sono state rigettate le eccezioni di costituzionalità  sollevate da Lega e Italia dei valori, e per martedì prossimo è prevista la discussione del testo al quale, per accelerare ulteriormente i tempi, il governo sta pensando di porre la fiducia. Ma se a Roma il governo lavora per aggirare i provvedimenti della magistratura, in procura a Taranto si studia la possibilità  di un ricorso alla Corte costituzionale che si fa sempre più probabile. Anche l’ultima mossa del governo, e in particolare del ministro Clini di presentare l’emendamento che consente ai Riva di tornare in possesso del materiale sequestrato, non è affatto piaciuta ai magistrati. Al punto da considerala l’ennesima ingerenza di campo nella funzioni che la Costituzione assegna alla magistratura.
Da qui la decisione di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Fermo restando che per i pm tarantini restano ancora validi tutti di dubbi di incostituzionalità  del decreto che, aggirando lo stop imposto con le ordinanze del gip Patrizia Todisco, permette ai Riva si riprendere la produzione. Tutti problemi che Clini considera ormai superati. Per il ministro, infatti, non esisterebbe alcun conflitto con i magistrati pugliesi, problema che risolve con una battuta: le norme del decreto sono legge, spiega, e la legge va applicata. «Se ci sono interpretazioni del decreto diverse le chiarisce il legislatore. È questo il senso del decreto», ha detto. Nessuna fretta, invece, per quanto riguarda la nomina del garante (anch’esso previsto dal decreto), che dovrebbe sorvegliare sul rispetto degli interventi di bonifica da parte dell’azienda. Per il ministro al nomina avverrà  solo dopo la trasformazione in legge del provvedimento. Intanto a Taranto l’Ilva ha convocato i sindacati per questa mattina per fare il punto delle fermate. Al momento, in seguito al sequestro dei prodotti finiti e semilavorati, sono fermi gran parte degli impianti dell’area a freddo (a parte i treni nastri 1 e 2).
Secondo i sindacati del 1.400 operai da mettere in cassa integrazione ordinaria 1100 sono realmente fuori dalla fabbrica, di cui 450 in cig e il resto in ferie forzate, che verranno sostituite dalla cassa non appena saranno finite le ferie residue. Altri 400 dipendenti sono invece in cassa integrazione in seguito ai danni causati agli impianti dal tornado del 28 novembre scorso. A Roma intanto la segreteria della Fiom ha approvato un ordine del giorno che oltre a ribadire l’intenzione di costituirsi parte civile e la piana solidarietà  del sindacato alla magistratura, ricorda come finora l’azienda non abbia presentato un piano industriale per quanto riguarda la gestione dei lavoratori e le fermate «procedendo invece – è scritto nell’odg in azioni parziali che stanno seminando confusione in tutti i siti e tra i lavoratori».


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