I ribelli Salsi e Favia licenziati da Grillo con 2 righe sul blog
BOLOGNA — Due righe stringate per sancire uno strappo che, dopo il diktat di lunedì, era già nell’aria. «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del Movimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri». L’aveva detto: «Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, se ne andrà dal Movimento». E, ventiquattro ore dopo, l’ha fatto: con un post sul suo blog ieri Beppe Grillo ha espulso i due «ribelli» emiliani.
«Posso continuare a fare politica anche senza il patacchino di Grillo», replica al Corriere Federica Salsi. «Non mi aspettavo questa esclusione, pensavo che un movimento nato dai cittadini venisse portato avanti dalla base e non da due persone, come Grillo e Casaleggio» aveva commentato in serata, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Ribadendo: «Le parlamentarie del M5S erano innovative ma in realtà non si sapeva nulla, tutto è in mano a Grillo e Casaleggio. Quindi se pur più “burocratizzate” le primarie del Pd sono state un esercizio più democratico». Già in mattinata la consigliera comunale bolognese aveva detto la sua in un video su Affari Italiani: «Penso che porterò avanti il mio mandato elettorale. Paradossalmente i partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio».
Toni nella sostanza simili a quelli di Giovanni Favia. «Un consigliere regionale votato da 160 mila cittadini non può essere cancellato da due righe scritte da una persona su un blog», spiega il grillino del «fuorionda» al tg regionale. E difende il suo operato in Emilia: «Io e Andrea De Franceschi facciamo un lavoro duro, durissimo in Regione osteggiato dalle lobby, siamo una spina nel fianco per i partiti di destra e di sinistra, proprio per questo abbiamo bisogno del sostegno di Beppe, del suo aiuto, non di questi colpi irrazionali che vengono dall’interno. Non ne capisco il motivo, attenderò spiegazioni e valuterò il da farsi». La sua colpa? «Forse — azzarda Favia — quella di aver dato tutto me stesso in questi 5 anni. Non riesco veramente a capire».
Uno strappo quello di ieri che divide la base. Dall’annuncio della «scomunica» sui blog dei grillini e sui profili Facebook dei due «epurati» si sono scatenati i commenti. Solidali con Grillo per la maggior parte — «Finalmente ce l’hai fatta, caro Beppe, a cacciar fuori due evidenti arrivisti», «Le due primedonne adesso possono iscriversi felicemente al Pd. Buona carriera» — anche se non manca chi dà il suo appoggio a Salsi e Favia: «Con questo è ufficiale che la democrazia del 5 stelle non esiste», «Tutti valgono uno, ma qualcuno vale più uno degli altri». E in serata, alla verifica semestrale, la stragrande maggioranza degli attivisti di Modena ha confermato Favia: 97 voti a favore su 106.
Ma la vicenda «ribelli» non è la sola a tenere banco. Aprendo un nuovo fronte ieri Grillo ha lanciato ai suoi anche un altro messaggio: «Vogliono fermare il Movimento 5 Stelle con un colpo di mano», rendendo «quasi impossibile» la raccolta delle firme per candidarsi in Parlamento, ha scritto sul blog lamentando i tempi troppo stretti. E chiamando a raccolta il suo popolo: «Io non mi arrendo, ho bisogno di tutto l’aiuto per organizzare nei due prossimi fine settimana dei “Firma day” in tutta Italia». Per i partiti, continua il leader dei Cinque Stelle, «il problema non si pone. Loro, in quanto già in Parlamento, non devono autenticarne neppure una di firma e le liste dei candidati le faranno come sempre a tavolino, in un paio d’ore, tra un marsala e un caffè. Alla faccia della democrazia». E su Class Cnbc attacca Mario Monti: «Lui deve scomparire, lui è stato una bolla, un bluff, è stato un curatore fallimentare. Il nostro Paese è fallito l’anno scorso. Metà del debito era in mano alle banche francesi e a quelle tedesche, se fallivamo l’anno scorso, l’Europa finiva. Monti è stato mandato per non farci fallire e far recuperare i crediti alle banche straniere».
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