Siria, arriva la svolta americana Obama riconosce l’opposizione

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Per la verità  i limiti della dichiarazione di Obama sono tutti nelle stesse parole che il presidente ha usato: “A questo punto”. Per molti osservatori l’intervento di Obama è “too little too late”, come si dice con una sintetica espressione in inglese: rischia cioè di valere troppo poco e arrivare soprattutto troppo tardi. Inghilterra, Francia e Turchia hanno da tempo riconosciuti i ribelli, cioè quella formazione che va sotto il nome complesso di National Coalition of Syrian Revolutionary and Opposition Forces: una leggittimità  intesa a privare il governo di Assad di ogni tipo di riconoscimento internazionale. Gli americani hanno resistito nel timore che all’interno della coalizione si nascondessero elementi integralisti: che del resto come le cronache sul terreno dimostrano sono da tempo in azione. È stato lo stesso Obama a chiarirlo: “Non siamo certo a nostro agio con tutti quelli che partecipano sul terreno alla guerra ad Assad”. Di più: “Ci sono alcuni che hanno adottato un’agenda estremista: un’agenda antiamericana”. Il presidente ha ragione. Ma molti osservatori spiegano che proprio la lentezza del riconoscimento internazionale ha tenuta aperta la porta dei ribelli agli estremisti. Gli americani hanno peraltro sempre frenato sulla concessione di armi per la paura che finissero appunto nelle mani dei terroristi: e l’opposizione poteva forse andare a mani nudi contro l’esercito assassino di Assad? “Il riconoscimento avviene in un contesto di risentimento all’interno dell’opposizione” chiarisce al New York Times l’esperto Andrew J. Tabler del Washington Istitute for Near East Policy. “Soprattutto tra gli elementi armati c’è il risentimento per la mancanza di aiuto della Casa Bianca nel momento del bisogno del popolo siriano”. Chiaro che il passo è importante. E rimette in luce anche la mossa con cui proprio in questi giorni gli stessi americani hanno incluso i ribelli di Al Nusra nella lista delle organizzazioni terrroristiche: nel tentativo appunto di fare pulizia nel campo per arrivare al riconoscimento formale dell’opposizione di queste ore.
E adesso? Barack non ha ancora riconosciuto il diritto dell’opposizione di prendere per esempio possesso dell’ambasciata a Washington e – soprattutto – di avere accesso al tesoro siriano. Una mossa importante insomma ma un passo che sembra più corto della gamba. Che arriva 40mila morti dopo. E con una annuncio che viene paradossalmente fatto in tv a quella stessa Barbara Walters che era stata coinvolta nell’Assad-gate. Proprio per ottenere un’intervista al presidente-dittatore la decana delle giornaliste televisive l’estate scorsa aveva cercato di piazzare alla Cnn e alla Columbia una delle pupille di Bashar, la bella Sheherazad Jafaari, fra l’altro figlia dell’ambasciatore a Washington e già  consulente per la comunicazione di Assad. Una serie di imbarazzanti email avevano dimostrato il suo interessamento e la familiarità  col regime. Non è singolare che proprio a lei il capo del mondo libero abbia ora annunciato la svolta?


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