I fondi per la formazione dirottati alla cassa integrazione

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ROMA — Fondi per la formazione dei lavoratori spolpati a favore della Cassa integrazione in deroga, quella a carico di Stato ed enti locali. Un emendamento dei relatori al ddl Stabilità  dimezza di fatto queste risorse per il 2013, dirottando la metà  dei contributi che imprese e dipendenti destinano ai fondi interprofessionali, tramite Inps, verso il foraggiamento di ammortizzatori sociali che invece dovrebbero essere finanziati solo con risorse pubbliche. Una scelta che sindacati e Confindustria considerano «assolutamente non condivisibile», perché «in aperto contrasto con i principi che hanno ispirato la riforma del mercato del lavoro» e anche perché «l’investimento sulla formazione è una leva strategica per favorire l’occupabilità  delle persone e la competitività  delle imprese ».
A sorpresa, dunque, al termine di una giornata convulsa sul piano politico, arriva un duro comunicato in cui imprese e sindacati esprimono «contrarietà  e preoccupazione» per la decisione dell’ultima ora di infilare nell’ex
Finanziaria una misura giudicata punitiva per lavoratori ed aziende. E che giungendo in un periodo nero, in cui «le risorse disponibili sono estremamente esigue», potrebbe «compromettere seriamente gli esiti delle iniziative » messe in campo per «incrementare l’occupazione e la ricollocazione, nonché per recuperare competitività  e produttività  nelle imprese». Il timore è che lo scopo di questi fondi interprofessionali – aiutare e formare le persone in cerca di un nuovo lavoro – venga vanificato dall’impoverimento delle risorse per alimentarli. «Chiediamo a governo e Parlamento che si abbandoni questa iniziativa e che il pur necessario rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga non avvenga a scapito della formazione professionale ».
Il nodo riguarda le risorse pubbliche a disposizione di uno strumento delicato, com’è la Cassa integrazione in deroga, a cui si arriva di solito dopo un percorso di Cassa ordinaria e straordinaria, spesso solo un preludio alla perdita del posto nelle crisi industriali più acute, come quelle in corso. Nel solo 2012 la Cig in deroga ha “bruciato” 2 miliardi di euro. E il governo l’ha rifinanziata con appena 650 milioni per il 2013, «buoni però solo per i primi mesi dell’anno, e poi?», incalza la Cgil. Di qui l’idea: prendere i soldi dai fondi per la formazione. Soldi di imprese e lavoratori, però, al posto di quelli pubblici. Inaccettabile per sindacati e Confindustria.
Pessime notizie, intanto, per
le imprese anche sul fronte Imu. Confesercenti calcola che la nuova imposta ha penalizzato soprattutto negozi e botteghe, colpiti da un prelievo pari a 1,8 miliardi, oltre un miliardo in più rispetto ai 700 milioni dell’Ici, circa 2,4 volte tanto (+140%), che
si scarica per i due terzi sulle piccole e medie imprese. Non solo quelle proprietarie delle mura, ma anche quelle in affitto, alle prese con canoni sempre più alti e non di rado costrette a tirare giù le saracinesche.


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