Passera, Riccardi e gli altri I tecnici tentati dalla politica

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ROMA — Se vincerà  Pier Luigi Bersani, i tecnici del governo Monti che avranno un reincarico nel nuovo governo di centrosinistra si conteranno (al massimo) sulle dita di una mano. I contatti ci sono, ma riservati e molto, molto selezionati.
Il ministro più corteggiato è Fabrizio Barca, che il segretario del Pd stima moltissimo e che avrebbe voluto come sindaco di Roma. Ma l’economista che Monti ha chiamato alla Coesione territoriale ha declinato il pressante invito. «Di cose da fare ne ho veramente tante, da qui ai prossimi cento giorni…» ha detto ieri, a margine di un convegno. «Farò il ministro, fino al giorno prima della fine di questo governo». Il che non esclude un incarico di prestigio in un esecutivo di centrosinistra, né, tantomeno, in un eventuale Monti bis. Ma alle elezioni, Barca lo ha già  detto, non intende candidarsi.
Se il professore dovesse mai tornare a Palazzo Chigi, di certo Piero Giarda sarebbe a disposizione, con lo stesso spirito con cui ha accettato l’impegnativo ministero per i Rapporti con il Parlamento. La verve politica non gli manca: «Sono un uomo delle istituzioni», è il suo motto. Ma se non dovesse candidarsi, il professore col pallino della musica classica tornerà  a insegnare Economia alla Cattolica. Elsa Fornero ha fretta di tornare alla sua cattedra di Economia politica a Torino. La ministra più contestata ha vissuto d’un fiato questo anno di scelte delicate e polemiche furibonde e ieri, da Gad Lerner, si è concessa uno sfogo che riassume l’aspetto meno felice della sua esperienza governativa: «Due lacrimucce di Fornero sono state ridicolizzate per un anno mentre quelle di Vendola sono un segno di sensibilità  virile, per non parlare di quelle di Bersani…». Conclusa l’esperienza al Welfare, vissuta con impegno e spirito di servizio, Fornero volterà  pagina. Convinta com’è che nessuno, neanche Monti, le offrirà  uno scranno o un ministero: «Io in politica? Non se ne parla».
Si parla assai, invece, del futuro di Corrado Passera. Da mesi si vocifera di una sua lista, o comunque di un impegno diretto del ministro dello Sviluppo economico, il quale non fa mistero delle sue legittime ambizioni. Al momento opportuno scioglierà  la riserva, ma se ci sarà  modo di continuare il lavoro avviato Passera è pronto: «Non mi tirerò indietro». Un altro che sta seriamente rimuginando sul suo futuro politico è il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, «molto preoccupato» per l’impennata dello spread e per una campagna che rischia di vanificare l’«enorme sforzo» degli italiani: «Candidarmi? Comincerò a pensarci adesso».
Tra i più corteggiati, oltre al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, c’è di certo Andrea Riccardi. Il titolare della Cooperazione e integrazione è uno dei «cervelli» del movimento «Verso la Terza Repubblica» insieme a Luca Cordero di Montezemolo, ma il fondatore di Sant’Egidio non ha grandissima voglia di correre per un seggio alla Camera o al Senato. L’esperienza di ministro è quella più nelle sue corde e c’è chi lo giudica in grado di tentare il gran salto agli Esteri. L’attuale inquilino della Farnesina, Giulio Terzi di Sant’Agata, penserà  al da farsi «quando l’esperienza di governo sarà  finita», intanto però il centrodestra parla di lui per la poltrona di sindaco di Bergamo. Una possibilità  che Terzi ha smentito con un certo stupore: «È una cosa molto simpatica, ma io non ci ho mai pensato…». E nessuno, giura, glielo ha chiesto.
Chi non sembra subire il fascino della politica è Giampaolo Di Paola, che dopo aver guidato la Difesa è pronto ad andare in pensione. Oggi il Consiglio dei ministri è convocato anche per varare il decreto legislativo sul Codice dell’ordinamento militare e l’ammiraglio incrocia le dita. Ma la candidatura no, è una prospettiva che Di Paola ha sempre escluso. E altrettanto disinteressata si mostra il ministro della Giustizia, Paola Severino, penalista di fama che potrebbe presto riprendere la carriera nel suo studio legale.


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