La calda Europa del 2050 Terre spopolate e mari più alti

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Il punto di partenza è la previsione di un aumento della temperatura media nel nostro continente variabile a seconda delle regioni da 0,5 a 2,5 gradi centigradi; valutazione inserita nella prospettiva di un pianeta più caldo globalmente di 3-4 gradi per il 2100.
Ciò causerà  un aumento dei fenomeni meteorologici estremi (ondate di calore, tempeste più ricche d’acqua, più violente e più frequenti), come in qualche caso stiamo già  sperimentando, che creeranno maggiori problemi nelle regioni del Nord e del Mediterraneo. L’aumento del livello dei mari costringerà  Paesi come l’Olanda ad affrontare interventi ambientali più consistenti di quelli già  praticati finora, con spostamenti della popolazione. In Adriatico Venezia, per fare un esempio, dovrà  affrontare la stessa situazione. Per le coste si assisterà  ad una riduzione di quelle pianeggianti e ad una più incisiva erosione delle scogliere.
Le coltivazioni rappresentano un punto debole particolare. L’aumento della temperatura metterà  in crisi le piantagioni come oggi sono distribuite costringendo a far ricorso a piante diverse più resistenti al calore. Alcune terre saranno abbandonate, per cui si prospetta la necessità  di aiuti a Paesi poveri come Bulgaria, Romania e Turchia che potrebbero diventare produttivi anche per il resto dell’Europa. Le specie marine migreranno più a nord alla ricerca di acque più fresche. Intanto i diversi afflussi d’acqua porranno problemi alle centrali idroelettriche aumentando le disponibilità  invernali e riducendo quelle estive. Le economie in generale si troveranno di fronte a varie difficoltà  e anche la salute delle popolazioni dovrà  essere meglio tutelata. In proposito si ricorda che nella torrida estate del 2003 le vittime furono 35 mila. Le risposte a questi problemi non possono attendere. Ma prima di tutto bisogna esserne consapevoli.


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