Grecia, il riacquisto del debito è un successo

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MILANO – La Grecia porta a casa un importante successo lungo la strada per la riduzione del debito e il rispetto degli accordi raggiunti con la Troika (Bruxelles, Bce e Fmi). Comunicazioni ufficiali non ce ne sono, ma ieri tutti i giornali greci riportavano con grande evidenza il buon esito dell’operazione di buy-back sui titoli del debito pubblico, i cui termini per l’adesione si sono conclusi venerdì sera.
Atene ha centrato l’obiettivo che si era data: sono stati consegnati oltre 30 miliardi di titoli (secondo il valore nominale) di cui circa la metà  vengono da investitori istituzionali esteri mentre dalle principali banche elleniche l’adesione sarebbe stata totale. In questo modo il governo si può presentare con le carte in regola all’appuntamento del 13 dicembre, alla riunione dell’Eurogruppo, che valuterà  appunto la riuscita dell’operazione: alle sorti del buy-back infatti è legata l’erogazione degli aiuti della Troika. Una decina di giorni fa l’Eurogruppo aveva approvato la scansione degli aiuti: 43,7 miliardi di cui 10,6 per il finanziamento del bilancio e 23,8 miliardi in bond Efsf per la ricapitalizzazione delle banche, da versare in dicembre. Il resto verrà  versato in tre “sub-tranche” nel primo trimestre 2013 subordinate all’attuazione del programma di misure e riforme inclusa la riforma fiscale (previa verifica della Troika).
Ma anche il primo dei versamenti è subordinato alla riuscita del buy-back. Il riacquisto dei titoli è avvenuto a prezzi diversi – a seconda dei tipi di obbligazioni – ma comunque che oscillano tra il 30 e il 40% del valore facciale. Molto meno del nominale, ma più di quanto valessero mediamente quegli stessi titoli sul mercato secondario nelle settimane precedenti all’operazione e, soprattutto, mediamente più di quanto abbiano pagato gli hedge fund che li hanno acquistati nei momenti peggiori della crisi (facendoci ora buoni affari). Ma anche la Grecia ha fatto un buon affare, perché in questo modo ha cancellato circa 20 miliardi di debito pubblico, la metà  della somma necessaria ad arrivare al 2020 ad un rapporto debito/Pil del 124%. Ai titolari delle obbligazioni verranno dati in cambio dei vecchi titoli bond a più breve scadenza, emessi dall’Efsf, per circa 10 miliardi di controvalore.
Del resto, il costo della crisi greca è destinato comunque a ripercuotersi sugli altri paesi europei. Ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble in un’intervista a Bild am Sonntag ha ammesso che l’accordo sul debito greco costerà  alla Germania, nel lungo periodo, diversi miliardi ma che i vantaggi dell’euro saranno superiori. Schaeuble ha spiegato di non poter dire «con certezza quanto ci costerà  alla fine» anche se la rinuncia agli interessi dovrebbe costare alla Germania circa 130 milioni di euro, mentre la rinuncia alla propria quota di profitto della Bce sulla partecipazione del debito greco sarebbe pari a circa 2,7 miliardi di euro fino al 2035. Però, ha concluso, «i vantaggi che abbiamo dall’euro sono molto più grandi del costo di tutte le misure di aiuto».
Secondo indiscrezioni raccolte dal settimanale tedesco Focus non sarà  comunque Schaeuble a guidare l’Eurogruppo dopo Jean-Claude Juncker, ma molto probabilmente un collega finlandese oppure olandese. Il settimanale cita ambienti diplomatici e fonti del parlamento europeo, secondo cui a capo dell’Eurogruppo arriverà  il ministro delle Finanze di un Paese piccolo.


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