Metalmeccanici, un contratto sbagliato
Mentre i lavoratori metalmeccanici su iniziativa della Fiom scioperavano contro l’esclusione dalle trattative del rinnovo del loro contratto nazionale di lavoro e contro l’Accordo di Produttività sottoscritto il 21 novembre scorso dalle parti sociali ma non dalla Cgil, è arrivata la firma del rinnovo triennale 2012-2014 del contratto nazionale (CCNL) da parte di Federmeccanica e Assistal, per i datori di lavoro, Fim e Uilm, per i sindacati dei lavoratori, senza la firma della Fiom. E’ il primo importante contratto nazionale – riguarda circa 1.600.000 lavoratori, una quota importantissima della manifattura italiana – che viene rinnovato dopo la firma dell’Accordo di Produttività , quell’accordo che, come abbiamo scritto (Antonioli, Pini, 2012) alcune settimane fa, «non contiene nulla (di buono)».
Cosa prevede il rinnovo del contratto nazionale dei meccanici? Anzitutto è un rinnovo non solo della parte economica, ma anche della parte normativa, come era il precedente accordo separato del 15 ottobre 2009 per il triennio 2010-2012, anche questo non firmato dalla Fiom. La parte normativa del contratto è quella parte che regola organizzazione del lavoro, orari di lavoro, straordinari, mansioni e qualifiche, flessibilità del lavoro, tutele delle malattie, previdenza integrativa sanitaria, ecc. Ovvero un contratto che fissa da un lato i minimi contrattuali retributivi, e gli aumenti delle retribuzioni per tutti i lavoratori a cui si applica, e dall’altro le condizioni di lavoro e le prestazioni lavorative dei dipendenti dentro le aziende. (…)
Il CCNL dei meccanici rinnovato il 5 dicembre 2012 sul piano retributivo prevede un aumento di 130 euro lorde mensili per il quinto livello di inquadramento, sui tre anni di vigenza dell’accordo, spalmate in tre trance. 35 euro il 1 gennaio 2013, 45 euro il 1 gennaio 2014 e 50 euro il 1 gennaio 2015. Per gli altri inquadramenti sotto il quinto saranno inferiori, a partire da 81 euro mensili per il primo livello, o superiori fino ad arrivare ai 170 euro mensili per il settimo livello.
Per i lavoratori dipendenti di imprese in cui non esiste la contrattazione di secondo livello è previsto un aumento, per la voce detta perequativa, di 30 euro sotto forma di salario accessorio, da 455 a 485 euro lordi annuali. Considerando il primo livello di qualifica, la retribuzione lorda passa quindi da 1218 a 1299 euro lordi mensili entro il 2015, pari ad un aumento del 6.6% circa in tre anni, in media 2,2% annuo. Questo aumento dovrebbe essere quanto è collegato al mantenimento del potere d’acquisto del salario, in base al meccanismo di indicizzazione previsto dall’accordo del gennaio 2009, non sottoscritto dalla Cgil, ovvero in base all’indice armonizzato dei prezzi al consumo Ipca (al netto dei beni energetici), che come è noto non tutela appieno il potere d’acquisto del salario (Antonioli, Pini, 2009; Acocella, Leoni, 2009, 2010). (…)
E’ interessante osservare che nell’ipotesi di accordo per i meccanici del 5 dicembre 2012 viene dichiarato che, per favorire accordi per l’incremento di produttività ed eventualmente fruire dei benefici fiscali e contributivi che saranno definiti dal Governo in relazione all’Accordo del novembre 2012, «potrà essere stabilita una diversa decorrenza della seconda e della terza trance di aumenti minimi con spostamento in avanti fino a dodici mesi. Al termine di ciascun periodo di differimento i minimi dovranno in ogni caso essere incrementati degli importi previsti alla tabelle precedente».
Da cui si deducono due ipotesi: a) che se il governo interviene come promesso, una quota della retribuzione negoziata con il CCNL passa al livello decentrato, quindi nella logica sottostante da certa diviene incerta, perché variabile se eventualmente gode dei vantaggi fiscali, e comunque viene posticipata per due trance finanche di 12 mesi; b) che al termine del periodo di differimento i minimi retributivi dovranno comunque aumentare come previsto dall’accordo. Per cui sembrano presentarsi proprio le due situazioni che avevamo ipotizzato nella nostra nota «Produttività : un accordo con nulla di buono», scritta a seguito della firma dell’Accordo di Produttività del novembre 2012 e pubblicata su Sbilanciamoci.info (http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/Produttivita-un-accordo-con-nulla-di-buono-15503): una quota di salario regolata dal contratto nazionale passa al contratto decentrato, e tale quota da certa diventa incerta; oppure si afferma la prassi di contratti “cosmetici” (ovvero finti) di produttività in quanto la quota che transita da un livello all’altro è comunque garantita e per definizione non dovrebbe produrre alcun effetto positivo sulla produttività , ma solo un onere per coloro che pagano lo sgravio fiscale sotto forma di maggiori imposte che gravano sulla fiscalità generale. (…)
Sul piano normativo l’ipotesi di accordo per il CCNL dei meccanici prevede alcuni interventi che modificano alcune tutele per i dipendenti, spostano al secondo livello decentrato maggiore autonomia delle parti su alcuni istituti, e soprattutto lasciano alla parte datoriale la gestione di alcuni di questi istituti, ora prevista in automatico mentre prima era oggetto di contrattazione.
Si ha un riordino del trattamento economico in caso di malattia. Anzitutto nel caso di malattie brevi ripetute, quelle di durata entro i 5 giorni, i primi 3 giorni sono retribuiti al 100% per i primi tre periodi di malattia, che si riduce al 66% per il quarto periodo, ed al 50% per il quinto periodo ed oltre, introducendo quindi un meccanismo di penalizzazione più forte rispetto alla normativa precedente che faceva scattare la penalizzazione dopo il settimo periodo nel triennio. Una compensazione è che in ogni anno con il nuovo contratto si azzera la situazione esistente. (…)
Sugli orari di lavoro e le ore di straordinario si prevede che il datore di lavoro possa godere di maggiori flessibilità , compensate comunque da flessibilità in entrata ed uscita per esigenze familiari. (…)
Ma la firma del contratto ripropone con forza il tema del diritto dei lavoratori a scegliere il sindacato che deve negoziare per loro.
La vicenda riporta all’Accordo Interconfederale del giugno 2011, dello scorso anno – si noti, firmato da Cgil, Cisl, Uil, e Confindustria – che prevedeva un percorso chiaro in tema di democrazia sindacale, esigibilità dei contratti, referendum dei lavoratori sugli accordi sottoscritti tra le parti, ecc. ecc. ecc. In quell’accordo – rimasto non applicato tanto che proprio l’Accordo di Produttività firmato il 21 novembre 2012 rinvia a fine 2012 il raggiungimento di una intesa operativa sulla questione (quanto mai improbabile ora) – si prevede che i sindacati che rappresentano almeno il 5% dei lavoratori hanno diritto di negoziazione con le associazioni di rappresentanza delle imprese a livello nazionale e decentrato.
La Fiom-Cgil ha 358.722 iscritti nel 2011 (fonte: www.cgil.it/chisiamo/quanti_siamo.aspx), pari al 22% del lavoratori metalmeccanici per i quali il contratto nazionale è stato rinnovato. E’ anche il sindacato più rappresentativo del settore, essendo i lavoratori iscritti a Fim-Cisl e Uilm-Uil inferiori in numero (dichiarati 200.000 per la Fim e 90.000 per la Uilm).
Nonostante ciò la Fiom-Cgil non ha partecipato alle trattative, non essendo stata chiamata al tavolo del negoziato da Federmeccanica e Assistal, con l’assenso degli altri due sindacati, se non su richiesta degli altri due sindacati. La motivazione avanzata è che la Fiom non avendo sottoscritto il contratto precedente, non sarebbe titolata a partecipare alla suo rinnovo. Avrebbe dovuto aderire a quell’accordo, non lo ha fatto, per cui viene esclusa dal negoziato. Una vicenda non molto diversa da quanto accaduto in Fiat dopo che l’accordo di gruppo non era stato sottoscritto dalla Fiom. (…)
*La versione integrale di questo articolo è leggibile su www.sbilanciamoci.info
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