«Senza riforme a rischio il rating Italia»
ROMA — Rieccoci. Gli scossoni della politica hanno ridato voce alle minacce delle agenzie di rating. A farsi avanti, al termine di una giornata pericolosa per la tenuta del governo Monti, è stata Standard&Poor’s: c’è un «rischio significativo» che l’economia italiana non torni a crescere nel 2013, aggravato «dall’incertezza sulla realizzazione» da parte della prossima coalizione dell’agenda di riforme avviata dall’attuale esecutivo. «Le agenzie di rating faranno il loro lavoro, ma non sono convinto che in questo momento sia utile per nessuno speculare su cosa fanno o cosa faranno. Dobbiamo continuare a lavorare, finché questo governo ha il mandato per farlo, per continuare sulle riforme necessarie al Paese» ha commentato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Mentre il collega dello Sviluppo Economico, Corrado Passera ha sostenuto che «è dovere della classe dirigente e della classe politica togliere l’incertezza sul fatto che il lavoro iniziato continuerà ».
Per ora quello di S&P è un’avvertimento per il futuro, che forse il mercato ignorerà , ma tant’è: i titoli di Stato italiani sono tornati sotto pressione sui mercati anche se l’alta volatilità , ieri, non ha causato grossi movimenti degli spread. Il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e dei Bund tedeschi di uguale durata ha chiuso a 323 punti, ad un livello quindi più basso del giorno prima, ma dopo aver toccato i 336 punti in un poco rassicurante zig zag. Le turbolenze politiche hanno condizionato anche le quotazioni di Piazza Affari, calata dello 0,86%, maglia nera delle piazze europee che ieri sono state influenzate dall’incerto andamento di Wall Street dove, dopo un’apertura in rialzo influenzata dai dati migliori delle attese sul mercato del lavoro Usa, è prevalso il timore per il deficit di bilancio. In calo dello 0,2% anche Francoforte e dello 0,79% Madrid. In lieve rialzo, invece, i listini di Londra, che cresce dello 0,22% e di Parigi, in progresso dello 0,11%. Sul comportamento degli investitori hanno pesato anche le negative previsioni sulla crescita dell’Eurozona diffuse giovedì dalla Bce a cui ieri si sono aggiunte le previsioni al ribasso sull’economia tedesca della Bundesbank.
«La spesa pubblica inefficiente e alta può mettere un freno sull’attività economica, imponendo un carico fiscale elevato sull’economia e canalizzando le risorse in impieghi improduttivi», è tornato comunque a sottolineare ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, parlando a Budapest, e la sua esortazione a non cedere a «politiche di bilancio irresponsabili che possono mettere a rischio la credibilità », è risuonata forte in Italia dove banchieri e industriali hanno espresso i loro timori sul futuro politico del Paese.
«A non essere preoccupati si sarebbe irresponsabili», ha affermato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. «La situazione di oggi non va bene perché apre un periodo di instabilità che non ci voleva», ha osservato l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni mentre l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani ha sostenuto che «bisognava arrivare a fine legislatura in maniera più tranquilla, una crisi di governo in questo momento sarebbe un problema».
«Mi sembra che Monti abbia fatto un grande lavoro e spero che continui a farlo», ha detto il presidente delle Generali, Gabriele Galateri e Alberto Bombassei, patron di Brembo ha affermato di sperare che «sia solo un falso allarme». Per Diana Bracco, presidente di Expo 2015 «non possiamo che preoccuparci per l’Italia» mentre Cesare Romiti crede «che usciremo dalla crisi ma avremo un periodo tremendo».
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