Il Qatar e i Jihadisti la lezione della Libia
Una preghiera che tuttavia sembra sia stata tardiva, i Kalashnikov erano già nelle mani di nuclei jihadisti. Un articolo del New York Times ha rivelato alcuni risvolti confermando quanto scritto e detto durante le operazioni per rovesciare il colonnello libico. Allora c’erano stati molti «avvisi» ma si era ritenuto che abbattere il dittatore valesse più di ogni altra cosa. Anche se il rischio di una deriva integralista era prevedibile. Non volendo guidare l’azione di supporto alla ribellione, la Casa Bianca si è affidata agli intermediari e il Qatar si è preso tutto lo spazio che voleva. Disponendo di risorse, gli è bastato avere il permesso Usa e poi ha trasformato alcuni gruppi in milizie agguerrite. Un investimento a lungo termine e non certo limitato alla conquista di Tripoli. Quanto è poi accaduto con l’assalto al consolato di Bengasi, con l’uccisione dell’ambasciatore Chris Stevens, ha dimostrato come riconoscenza e alleanze siano concetti fragili.
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