Dalla vendita ai divieti sulle sigarette elettroniche la nuova battaglia del fumo

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FINO a pochi anni fa era una cosa riservata agli smanettoni che compravano pezzi e liquidi via web dalla Cina. Poi qualcuno ha visto il business. Sono nate catene e negozi specializzati: oggi se ne contano più di mille in Italia. Tutti pronti a dare battaglia dopo che il governo ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità  che equipara le sigarette elettroniche alle classiche “bionde”.
Poche righe, un vero Tsunami per gli operatori del settore e per chi si è dato al fumo digitale, abituato ormai a fare un tiro, anzi, a “svapare”, come si dice in gergo, ovunque, dai ristoranti ai bar e ai cinema. Poche settimane fa è scoppiata pure la polemica in aula a Palazzo Madama. Per il senatore Mario Baldassarri, reo di emettere strane nuvolette, non è bastato dire «non è tabacco, è vapore». Inflessibile la vicepresidente Rosi Mauro: «Non si fuma, basta». Molti i Vip che si sono dati all’elettronica, compreso l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, alla presentazione della 500 L.
L’emendamento presentato, se approvato, cancellerebbe tutto di colpo. Stabilisce infatti che «qualsiasi dispositivo meccanico o elettronico, che abbia la funzione di succedaneo dei prodotti di tabacco sia assimilato ai tabacchi lavorati e sia soggetto alle disposizioni in materia di distribuzione, detenzione e vendita». I negozi diventerebbero subito fuori legge, perché le e-sigarette si potrebbero acquistare solo nelle tabaccherie. E poi stop alle sponsorizzazioni, stesse tasse delle “bionde” e, forse, stesse scritte sui pacchetti, anche se sul fronte salute i pareri sono discordanti.
Il comparto, nel 2012, ha fatturato circa 100 milioni di euro e dà  lavoro a circa 1.500 persone, senza considerare l’indotto. In media aprono ogni settimana circa venti nuovi negozi in Italia. «Sarebbe uno schiaffo — sottolinea Filippo Riccio, uno dei soci della Smooke, tra i primi marchi nati a Torino e uno degli sponsor del prossimo cinepanettone “Natale a 4 zampe” con Massimo Boldi — nella nostra azienda lavorano più di 40 persone, abbiamo quasi 200 negozi in Italia. Stiamo crescendo. Abbiamo investito e fatto certificare tutte le parti delle sigarette, liquidi compresi, per tutelare i consumatori. Paragonare l’elettronica al tabacco non ha senso. Vuol dire ammazzare un settore, non poter fare pubblicità , dovendo chiudere tutto e licenziare».
Quanti sono oggi gli italiani che fumano “elettronico”? L’Istituto superiore di Sanità  ha commissionato nel maggio scorso un sondaggio alla Doxa: ebbene il 20 per cento dei fumatori italiani usa o intende usare la sigaretta tecnologica. Tradotto in numeri assoluti: oltre due milioni di nostri connazionali sono potenziali consumatori in questo nuovo mercato. E, stando all’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto, il sondaggio non registra «l’impressionante boom degli ultimi mesi». Quanto ai pericoli per la salute, l’Osservatorio sottolinea che «si tratta di prodotti senz’altro molto meno tossici delle sigarette tradizionali a combustione». Ciò detto, «che le elettroniche siano del tutto atossiche è ancora dubbio, mancando studi definitivi ». Non solo. C’è la preoccupazione per «tutte le miscele vendute su internet, che non offrono garanzie e sono a rischio contraffazione». Eppure oggi la sigaretta elettronica resta un prodotto “voluttuoso”, pari a un profumo.
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, il 28 settembre scorso ha vietato la vendita ai minori di sedici anni di queste sigarette solo in presenza di nicotina. La sua ordinanza è valida sei mesi, «il tempo necessario — spiegano dall’Osservatorio — ad avere maggiori certezze scientifiche per procedere a un’eventuale regolamentazione ». L’emendamento suona però come una ghigliottina che potrebbe scattare da un momento all’altro e la neonata associazione di categoria, l’Anafe, è in allarme. «Si dica chiaramente — dice Riccardo Ascione, leader del Gruppo Ovale Europe — che si vuole avvantaggiare la lobby del tabacco». D’altronde tabaccai e Stato hanno paura per il calo delle vendite registrato negli ultimi sei mesi. «Non vogliamo il Far West, il settore ha bisogno di regole, le vogliamo, ma almeno discutiamone. In Inghilterra il governo incoraggia e appoggia l’uso della sigaretta elettronica. Perché da noi si vuole stroncare? A chi conviene?».


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