Il governo russo rassicura: «Non ci sarà  l’Apocalisse»

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MOSCA — Diverse persone in tutto il mondo credono veramente che il 21 dicembre il mondo finirà , quando giungerà  al termine un ciclo di 5.125 anni previsto dal calendario Maya. In Russia però la cosa è stata presa assai seriamente da un popolo che dopo il crollo dell’ideologia comunista ha cercato nuovi punti di riferimento, anche nelle sette più stravaganti. Così c’è chi fa incetta di beni di prima necessità , dai fiammiferi alle scatolette di salmone. E chi semplicemente non regge alla pressione psicologica, rendendo necessario l’intervento di psicologi e sacerdoti.
Le autorità  sono spaventate e per cercare di riportare la calma non hanno pensato a nulla di meglio che a dichiarazioni apodittiche in puro stile sovietico. Qualcosa tipo «noi lo sappiamo, non ci sarà  assolutamente nessuna catastrofe».
A parlare è stato il ministro della protezione civile in persona: «Ci sono metodi per monitorare quello che succede nel mondo», ha dichiarato Vladimir Puchkov. Poi si è imbarcato in uno stranissimo ragionamento (tutto da dimostrare): «Catastrofi globali avvengono una volta ogni dieci, quindici milioni di anni e gli ultimi cataclismi seri si sono verificati alcune centinaia di anni fa». Quindi, per ora, nessun rischio. Naturalmente questo non vuol dire che non ci saranno inondazioni, tornado e carestie. Ma il mondo non finirà .
Le rassicurazioni, comunque, non sembrano aver tranquillizzato tutti. Nella prigione femminile del paese di Gornoye, vicino Vladivostok, i discorsi sulla profezia avevano creato un profondo turbamento delle recluse, alcune delle quali erano riuscite a evadere. Così è stato convocato un sacerdote, padre Tikhon.
La chiesa, naturalmente, non nega che un giorno ci sarà  la fine del mondo. Ma come ha precisato acutamente il patriarca d’Ucraina, «l’Apocalisse arriverà , ma sarà  provocata dal declino morale dell’umanità , non da un allineamento di pianeti alla fine del calendario Maya».
A Chelyabinsk, in Siberia, si sono comunque dati da fare per costruire un arco di ghiaccio in stile Maya. E l’hanno piazzato nella centrale via Karl Marx. A Ulan Ude, la capitale della repubblica di Buryatiya tra il lago Bajkal e la Mongolia, l’attesa per il 21 dicembre è diventata frenetica a causa delle predicazioni di un monaco tibetano chiamato «l’oracolo di Shambhala». La gente si è affrettata ad accumulare provviste di candele e pesce secco per sopravvivere a un lungo periodo di buio e carestie. Lo stesso panico ha colpito anche la cittadina di Omutninsk, ai piedi degli Urali, dopo un articolo scherzoso del giornale locale sulla profezia dei Maya: nei negozi non si trova più una candela.
Alcuni russi prendono molto sul serio le profezie: qualche anno fa 35 persone si chiusero in una galleria scavata sottoterra per dar retta alla parole di un santone che (anche lui) aveva predetto la fine del mondo. La polizia ci mise sei mesi a convincerli a uscire fuori.
Nelle grandi città  c’è invece chi ha preso l’intera questione come una buona occasione per farsi quattro risate. Un agente di viaggi ha messo in vendita biglietti per il paradiso e per l’inferno. Una azienda di Tomsk, nella Siberia occidentale, ha lanciato un kit di sopravvivenza da 20 euro con cibo in scatola, l’immancabile bottiglia di vodka e anche corda e sapone per chi pensasse di non riuscire a reggere allo stress.
Ma le autorità , come abbiamo visto, non prendono la cosa sottogamba. Un gruppo di deputati ha chiesto alle televisioni di non parlare più della profezia. E il direttore dell’Istituto di Sanità  ha proposto di trascinare in tribunale chi continuerà  a diffondere queste voci. Naturalmente il 22 dicembre, se non sarà  successo nulla.


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