«Il genere conta». L’azienda per sole donne
BRESCIA — Produrre cosmetici è un po’ come preparare la maionese: il passaggio più complesso, in entrambi i casi, è unire le parti non mescolabili. Ma se in cucina le differenze di genere non contano più da tempo (citofonare Cracco), per ideare, realizzare e vendere un trattamento rigenerante alle mandorle piuttosto che una maschera vellutante, tatto e sensibilità femminili possono fare la differenza.
Nonostante l’impietoso risultato dell’ultimo Global gender gap report del Word economic forum, che colloca l’Italia all’80esimo posto per quanto riguarda la distanza tra le opportunità economiche offerte agli uomini e quelle offerte alle donne (meglio di noi il Burundi), in provincia di Brescia, tradizionale capitale di quel manifatturiero maschile che è la sider-meccanica, c’è un’azienda di sole donne. Che da quarantadue anni produce, appunto, trattamenti di bellezza. E con successo. Hotel internazionali (il Four Seasons di Budapest, ad esempio), centri benessere (la Dolce Vita sulla californiana Granite Bay) e poi una linea di cosmetici per il fai da te che va per la maggiore nei paesi del Golfo, dove è cresciuta molto la domanda di creme sbiancanti per la zona bikini. In totale una trentina di donne in produzione e una linea di manager tutta in rosa.
Siamo alla Gerard’s di Provaglio d’Iseo, piena Franciacorta. In passato i vertici dell’azienda hanno provato a inserire una quota azzurra. Con un export manager maschio. Ma è stato un buco nell’acqua. Non era credibile, non entrava nella parte e alla fine ha desistito: dichiarò che alla fine preferiva vendere valvole. Al suo posto ora c’è una donna. Si chiama Sandra Rodriguez Tellez, è statunitense, bresciana d’adozione ma, soprattutto, per circa due anni il personaggio Maggie, la barista della soap televisiva Sentieri.
Alla testa della fabbrica delle donne c’è Renata Pelati, 56 anni, che è entrata in azienda nel 1984 e, nel 1992, l’ha rilevata dallo zio. Famiglia d’albergatori e ristoratori quella della Pelati: lo zio, Gerardo Barbieri (ed ecco perché Gerard’s) gestiva «Le Palafitte», un locale sulla spiaggia del lago d’Iseo in stile veneziano dove Mina, all’inizio della sua carriera, cantava al piano bar. Instancabile produttore di iniziative quel Barbieri: nel 1970 abbandona l’avventura enogastronomica e acquista una cascina per mettersi a produrre creme. Le vende nelle profumerie della provincia e l’idea è vincente, tanto che comincia anche ad esportarle. Ma Barbieri, alla fine degli anni ’80 perde un’altra volta la poesia. Vuole chiudere e ritirarsi. «Allora mi occupavo di export — racconta Renata Pelati —. Ho chiesto un fido in banca e ho affittato l’azienda. Due anni dopo l’ho rilevata».
Oggi la Gerard’s, che fattura 3,3 milioni di euro, è una mini multinazionale fortemente export oriented che sta affrontando la crisi globale grazie a un riposizionamento sulla fascia alta di prodotto. «Abbiamo capito che, così piccoli, dovevamo specializzarci. Eravamo riconoscibili per la nostra qualità , ma non come brand. Ecco perché abbiamo optato per il settore estetico e per la presenza negli hotel e nelle spa. Viaggiamo molto».
Intuito femminile e dinamicità giovanile — l’età media è sui trent’anni — fanno da collante al business delle creme. «In tanti hanno provato ad acquisirci, avremmo guadagnato in visibilità — prosegue la Pelati —, ma ho sempre detto di no. Voglio avere un’azienda che produce profitti, ma che sia al contempo etica nei suoi principi». Ed etica, alla Gerard’s, è la gestione del tempo che, si sa, per una donna è il peggior nemico. «L’industria della cosmesi richiede precisione, gentilezza, occhio estetico. Lavoriamo letteralmente coi guanti bianchi. L’apporto femminile è indispensabile e per conciliare vita familiare e vita lavorativa abbiamo ideato un sistema estremamente flessibile. Per l’ufficio commerciale e amministrativo c’è il telelavoro. Per la produzione periodi di part time e orari d’ingresso modificabili a piacimento».
Un complesso di variabili che a prima vista potrebbe apparire inconciliabili, proprio come l’olio e l’acqua. Se ne occupa un ingegnere gestionale. Ha 25 anni. E, ovviamente, è una donna.
Massimiliano Del Barba
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